I profili colore sono un aspetto tecnico molto importante nella preparazione del file per la stampa (anche per il digitale/web in realtà ma qui ci riferiremo al primo caso) e sono il fulcro della gestione colore. Tra poco li conoscerete molto bene…
Il loro significato va afferrato perciò molto bene, specie oggi che esistono servizi di stampa che richiedono un certo “fai da te”. Questi servizi offrono risparmio e rapidità del servizio ma costringono a un controllo più diretto della stampa rendendo necessaria un minimo di istruzione per superare i patemi d’animo quando incontriamo termini misteriosi come appunto “profili colore”.
L’utente, in genere supera eroicamente l’ostacolo e prosegue nell’ordine di stampa nonostante da lì in avanti inizi a muoversi con un leggero senso di smarrimento… Avrò fatto tutto giusto o mi verrà recapitato un qualche “mostro “al posto della mia elegantissima presentazione aziendale?
La preoccupazione fondamentale, quando andiamo in stampa, è che vorremmo dei risultati che rispecchiano quanto stiamo vedendo sullo schermo. Questo non sempre è facile da ottenere specie se non abbiamo un tipografo o un grafico esperto che ci dà dei consigli. Vediamo perciò come porvi rimedio con questo articolo.
Uno dei termini tecnici che senza ritegno ci vengono sbattuti in faccia come fossimo tutti degli esperti del settore è: “profilo colore”. Le istruzioni citano: “I tuoi file devono essere convertiti nel profilo colore Coated Fogra 39“. Eh?!
Proviamo a chiarire questa fetta di tecnologia. Così, tanto per avere qualche incubo in meno mentre aspettiamo il materiale stampato dal corriere. Cosa sono quindi i Profili colore?
Profili colore: la risposta al primo problema della stampa
Si può stampare solo un limitato insieme di colori
Pur nelle infinite gradazioni, le macchine da stampa hanno dei limiti oltre i quali non possono spingersi. Per esempio certi tipi di rosso o i blu più intensi che vediamo in natura o riprodotti su un monitor non possono essere stampati.
Non tutti i colori che vediamo nella realtà o sul nostro schermo possono essere stampati. Questo è un fatto inevitabile.
Non solo: questo insieme limitato di colori varia a seconda del dispositivo, della carta usata, della tecnica di stampa usata, del tipo di inchiostro.
Ne consegue, ci piaccia o meno, che il dispositivo di stampa cambierà quei colori per farli rientrare nella sua personale gamma.
Tecnicamente, questo insieme di colori che il dispositivo può stampare (o catturare nel caso di uno scanner) si chiama gamut (vedi illustrazione in basso).
È possibile che ti sia scontrato con questo problema quando hai tentato di stampare un blu vivace, il cosiddetto “blu elettrico” o un verde molto vivace. Sono colori impossibili per una stampante che usa i quattro colori principali: ciano, magenta, giallo e nero (stampa in quadricromia).
Avrete notato come puntualmente il blu elettrico si trasformi in un blu più spento e tendente al viola e il verde, si “spenga” e arrivi ad assomigliare all’erbetta dei campi o quasi? Non c’è verso di renderli più brillanti e puri.
Il secondo problema della stampa
Ogni stampante riproduce in modo diverso i medesimi valori numerici dei colori
Ed è normale visto che possono cambiare hardware, carta, inchiostri. Così, se a due stampanti arrivano le stesse sequenze di colori, supponiamo in cmyk: 5/10/96/6 esse stamperanno due colori (giallo in questo caso) probabilmente diversi tra loro. A volte poco, a volte tanto.
Così, un colore con le stesse percentuali di ciano, magenta, giallo e nero, potrebbe essere riprodotto in modi diversi al variare della stampante, della carta e degli inchiostri usati.
Accade quindi che un file in stampa può dare risultati imprevisti. I rossi potrebbero risultare “meno rossi”, i blu… “meno elettrici”. Gli azzurri potrebbero invece risultare “più azzurri” perché, almeno per l’azzurro (ciano) la stampa, sì, batte lo schermo in fatto di purezza del colore.
Accade, a meno che…
La soluzione: i profili colore
Per controllare al meglio questo passaggio si utilizza, indovinate un po’? Il “profilo colore”. Esso non è altro che un file contenente un algoritmo che confronta i colori riproducibili dal dispositivo in determinate condizioni con una tabella di valori assoluti dei colori (l’insieme Lab). Mi dice, in pratica, cosa è capace di fare quel dispositivo rispetto a tutti i colori visibili in natura.
Semplificando ancora mi dirà: “il massimo del giallo ottenibile da questa stampante è questo (valore matematico assoluto Lab del giallo), il massimo blu che riesce a riprodurre è quest’altro” ecc. fornendo le informazioni necessarie per ricondurre quindi “i gialli, i blu ecc.” ai valori più simili corrispondenti che il dispositivo può stampare.
Il profilo è una descrizione software allegata al vostro file di stampa che viene letto da un software di gestione del colore che trasformerà i colori usati dal file (fotografia, catalogo, rivista…) in colori riproducibili dalla stampante di destinazione. Avviene cioè una conversione che modifica i valori numerici dei colori perché rientrino nella gamma del dispositivo e, allo stesso tempo, si mantengano il più possibile fedeli all’originale.
Il sistema di gestione del colore utilizza i profili colore per far rientrare i colori fuori gamma tra quelli riproducibili da quel dispositivo mantenendo la massima fedeltà possibile.
Quando convertite il vostro file per la stampa su carta patinata, di solito viene indicato di convertirlo in Cmyk usando il profilo colore Coated FOGRA 39. In questo modo state trasformando i valori numerici dei colori del vostro file per farli rientrare tra quelli disponibili nella stampa cmyk con quelle determinate caratteristiche per ottenere la corrispondenza migliore.
Glie lo dovete dare in pasto preparato in quel modo perché quelli sono i colori che sarà capace di riprodurre senza sorprese. Nell’immagine subito sotto vedete quanto sia più piccolo l’insieme dei colori stampabili (CMYK) rispetto a quelli visibili all’occhio umano (Lab).





Profili colore: come avviene la trasformazione numerica
Se volete farvi del male, leggete anche questo paragrafo perché vi sto per spiegare come avviene la trasformazione numerica dei colori del nostro file nel passaggio verso il profilo di destinazione. Un tentativo mai compiuto dall’uomo (in maniera comprensibile) prima d’ora.
Spero non ci siano molti tecnici a leggere quanto segue perché so che a volte le semplificazioni possono apparire sacrileghe ma io trovo molto più sacrilego che le persone restino ignoranti. Ok, allora, prendiamo un singolo colore tra tutti i milioni di colori che compongono la nostra immagine (il nostro file) e seguiamone il viaggio.
Abbiamo il nostro bel giallo, ci piace, è il giallo giusto dei nostri… pansé, nel nostro monitor high tech è perfetto e vogliamo che lo sia altrettanto nella stampa offset che stiamo per fare. L’abbiamo misurato, stiamo lavorando in RGB e precisamente col profilo Adobe RGB e perciò è definito con tre numeri: 233, 227, 31.
Sappiamo già che lo spazio di destinazione, essendo una stampa commerciale, sarà in quadricromia, cmyk e sappiamo che questa tecnologia di stampa ci offre molto meno colori dello spazio Adobe RGB che invece il nostro monitor ci mostra alla grande.
Quali sono i valori di quadricromia giusti che vanno a sostituire i valori RGB sopra citati col minor danno possibile? Ci pensa naturalmente il nostro sistema di gestione del colore confrontando con alcuni passsaggi il profilo di origine (Adobe RGB) con quello di destinazione, nello specifico Coated FOGRA 39, un profilo per la stampa in quadricromia su carta patinata.
Primo passaggio: da Adobe RGB a valori assoluti. Grazie al profilo Adobe RGB i colori vengono letti nei valori corrispondenti Lab, una terna di numeri che rappresentano il valore assoluto del colore, i valori del colore nello spettro visibile umano. Il Consorzio Cie Lab si è dato molto da fare per trovare un modo con quale assegnare a ogni colore visibile all’occhio umano dei valori numerici. Un lavorone, garantisco!
Secondo passaggio: da Lab al profilo colore Coated FOGRA 39. Ora che conosco i valori assoluti, il sistema di gestione li confronta con la tabella dei valori del profilo di destinazione e trova i più simili. Se sono uguali li lascia inalterati, se sono diversi (non rientrano nella gamma) li trasforma nel più vicino della gamma. Il gioco è fatto. Il viaggio è stato in verità abbastanza breve.
Ogni profilo, Adobe RGB e FOGRA 39 in questo esempio, è una sorta di algoritmo che produce un raffronto con i valori del sistema assoluto Lab che fa da ponte tra i vari profili. Lab è un “traduttore” che conosce tutte le lingue poiché un profilo è fondamentalmente un raffronto di un insieme di colori con il totale dei colori visibili (Lab).
Cercando di semplificare ancora, si tratta di tradurre da una lingua all’altra (da Adobe RGB a FOGRA CMYK in questo caso). Né RGB, né CMYK si capiscono tra loro ma subentra un interprete, Lab, che conosce sia la lingua dell’uno sia quella dell’altro. Complicato ancora?
Spero meno. Ma vi vengo ancora incontro: I Profili sono la carta di identità del colore, il Sistema Lab è l’interprete. Il CMS… organizza.
Conclusioni
Se vi approcciate alla stampa on line, nelle istruzioni troverete spesso che i vostri file dovranno essere convertiti nel profilo FOGRA 39. È un profilo generico che descrive le caratteristiche del colore dei principali strumenti per la stampa professionale (offset).
Altri stampatori potrebbero avere bisogno di altri profili, più specifici o adatti a tecnologie di stampa diverse come per esempio la stampa per i quotidiani. I service di stampa che, invece di usare la stampa offset, usano macchine digitali con inchiostro a polveri, spesso non sanno nemmeno cosa sono e vi dicono semplicemente “ho bisogno di un file in cmyk”.
A dire il vero, probabilmente, otterrebbero risultati migliori con un file in RGB, magari lasciando lo stesso profilo di partenza, Adobe RGB nel nostro esempio, e lasciando alla stampante il compito di convertire i colori. Ma spesso non lo sanno.
Ad ogni modo è lo stampatore, non siete voi, a decidere su quale profilo preparare il vostro file per la stampa. Chiedeteglielo, se non lo conosce non è molto preparato.
La sensazione “nebbiosa” che si prova quando si cerca di far da sé nella stampa dei nostri cataloghi, brochure ecc. dovrebbe ora essersi un po’ affievolita. Spero di non aver esagerato con le semplificazioni, al diavolo le complicazioni inutili!