Come scegliere un grafico o uno studio grafico

In questo articolo:

Questo è un articolo rivolto a quell’imprenditore o professionista che cerca un grafico o uno studio grafico affidabile per la realizzazione del proprio materiale pubblicitario, per la gestione del sito web dell’azienda o compiti simili. Come trovare la figura giusta? Il problema è di vitale importanza e credo ci sia un aspetto da tenere in conto sopra tutti gli altri.

Un parametro infallibile

Ciò che ho imparato a dire a chi si rivolge a me per la prima volta è in sostanza: affidami un lavoro solo se ti piacciono i progetti che vedi nel mio portfolio. Questo è un ottimo parametro. Potremmo usarlo come un punto fermo, come regola principale. Le chiacchiere “stanno a zero”. Se qualcuno lavora bene si vede da quello che produce. E se non ha un portfolio? Idem. Se dei lavori fatti male sono il motivo per scartare una candidatura, un “non portfolio” lo è ancor di più.

Non è una critica ai grafici inesperti e non è tantomeno un’indicazione di cosa sia un buon lavoro e cosa sia un brutto lavoro. Il punto non è se “questo grafico è bravo”, nemmeno questo. Il punto è semplicemente: “i lavori che fa questo grafico freelance o questo studio mi piacciono?” Tutto qui. Semplice e brutale. Vi rivelo un segreto: nel portfolio non ci sono i lavori peggiori ma i migliori (non lo immaginavate, eh?).

Ho visto esaminare curriculum, ascoltare e ascoltare  bei discorsi e grandi intenzioni, ho visto seguire “l’istinto”. E ho visto tanta mancanza di osservazione. Io stesso in passato ne ho compilato tanti di curriculum con le informazioni più dettagliate possibili e li ho consegnati a persone che non si sono mai prese la briga di osservare qualche mio lavoro. Di recente mi hanno chiesto di spedire un curriculum molto dettagliato con una scheda allegata da compilare. Diamine! Ho un sito di 80 pagine che ho fatto apposta per rispondere alle domande delle persone e ancora… Lasciamo stare.

Ad ogni modo, è una regola facile da seguire. Scusate se è troppo semplice e se può apparire banale. Chiunque può dire se qualcosa gli piace o meno. Non è un discorso tecnico. Si tratta semplicemente di gusti. Gusti però dettati dall’esperienza e dalla responsabilità per il proprio mestiere che ogni bravo imprenditore ha.

Questione di “affinità creativa”

Anche se un grafico, un professionista del mestiere, è sempre ben disposto a seguire anche delle precise indicazioni, il lavoro risulterà più facile se la sua sensibilità creativa è simile a quella del committente. La comprensione è alla base del successo di un rapporto di lavoro. Un grafico che dovrà fare “l’esecutivista”, tradurre cioè in file per la stampa le idee e le bozze di un cliente, lavorerà meglio e più speditamente se vi è una base di accordo in merito allo stile, all’uso dei colori, delle immagini, delle forme.

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Due stili molto diversi. Quale vi piace di più?

Delegate e risparmiate

Che assomiglia a Divide et Impera ma non c’entra niente. Ho riscontrato spesso un desiderio da parte del committente, quello  di far sì che il grafico sia la mente e il braccio delle proprie idee, piuttosto che lasciarlo libero di creare. Comprendo perfettamente questo punto di vista e potrebbe essere corretto. Lo ritengo però piuttosto controproducente e di sicuro anti-economico non fosse altro perché impegna due persone alla volta invece che una. Siate furbi… visto che lo pagate, fatelo fare a lui il lavoro!

Come per tutte le prestazioni professionali, anche quella di un grafico si paga fondamentalmente in base alle ore impiegate. Non c’è lavoro di progettazione grafica più rapido di quello in cui al grafico viene data la maggior libertà d’azione possibile. Ho realizzato progetti grafici di volantini per 80 euro e altri per 300. L’unica differenza? Nei primi mi è stata data carta bianca.

Questo non vuol dire che si debba “comprare a scatola chiusa” o accettare la prima proposta che ci viene proposta. Significa che se voi, come committenti, vi trovate a dover dire ad un grafico quali colori, quali elementi di design, quali immagini e quale testo usare o a controllare con costanza il suo operato vuol dire che avete scelto qualcuno di cui non apprezzate a sufficienza il lavoro.

Ma come si può lasciare un grafico libero di esprimere le proprie idee? In fin dei conti sto spendendo i miei soldi e se le cose vanno male io ne rispondo. Sono le sacrosante considerazioni di un imprenditore. In realtà non lo lasciate libero. Se vi presenta un lavoro che non vi soddisfa, lo rispedite alla sua scrivania a farvi una nuova proposta ma se questo continua significa che non avete valutato il portfolio di quel grafico e avete, magari, “sperato” che andasse bene per voi.

Se vi trovate a dare continuamente istruzioni…

Se un cliente pensa di dover continuamente correggere il grafico e se vede che questo sta accadendo, due sono i casi. Il più frequente: è stato scelto il grafico o lo studio grafico sbagliati e il secondo: il committente sbaglia approccio. Se pensate che il grafico freelance o lo studio cui vi siete rivolti abbia bisogno di indicazioni precise che non siano semplicemente quelle di dare degli obiettivi, delle linee strategiche, dei contenuti grezzi e qualsiasi altra informazione di carattere generale, allora state sbagliando approccio.

Conclusioni

Imparo sempre tantissimo dai miei clienti… mi costringono! Di fronte alle richieste o si batte in ritirata o ci si dà da fare per metterle in pratica. Apprezzo la persistenza e il coraggio che mostrano per portare avanti il loro lavoro, d’altronde è quello che faccio anch’io. Per questo non voglio che questo discorso appaia come una critica. Non lo è.

Il bello di questa regola è che si può applicare in maniera speculare anche dall’altra parte della barricata. Se tu, grafico, vedi che i tuoi lavori non piacciono o lasciano indifferente il cliente, non accettare la sua offerta di lavoro. All’inizio l’offerta potrebbe sembrare conveniente ma sono rapporti che lasciano l’amaro in bocca  facendoti solo sentire frustrato, dubbioso e critico del tuo lavoro.

Se riusciamo poi a mettere assieme tutto questo con la disponibilità di considerare nuove realtà, di pensare che possano esistere modi diversi e migliori per fare le cose, sia da parte del grafico o dello studio grafico che del committente, allora potremmo anche prendere in considerazione lavori che non rientrino nei nostri gusti. Purché, sottolineo, si sia disposti a cambiare idea.

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Come scegliere un grafico o uno studio grafico

Questo è un articolo rivolto a quell’imprenditore o professionista che cerca un grafico o uno studio grafico affidabile per la realizzazione del proprio materiale pubblicitario, per la gestione del sito web dell’azienda o compiti simili. Come trovare la figura giusta? Il problema è di vitale importanza e credo ci sia un aspetto da tenere in conto sopra tutti gli altri.

Un parametro infallibile

Ciò che ho imparato a dire a chi si rivolge a me per la prima volta è in sostanza: affidami un lavoro solo se ti piacciono i progetti che vedi nel mio portfolio. Questo è un ottimo parametro. Potremmo usarlo come un punto fermo, come regola principale. Le chiacchiere “stanno a zero”. Se qualcuno lavora bene si vede da quello che produce. E se non ha un portfolio? Idem. Se dei lavori fatti male sono il motivo per scartare una candidatura, un “non portfolio” lo è ancor di più.

Non è una critica ai grafici inesperti e non è tantomeno un’indicazione di cosa sia un buon lavoro e cosa sia un brutto lavoro. Il punto non è se “questo grafico è bravo”, nemmeno questo. Il punto è semplicemente: “i lavori che fa questo grafico freelance o questo studio mi piacciono?” Tutto qui. Semplice e brutale. Vi rivelo un segreto: nel portfolio non ci sono i lavori peggiori ma i migliori (non lo immaginavate, eh?).

Ho visto esaminare curriculum, ascoltare e ascoltare  bei discorsi e grandi intenzioni, ho visto seguire “l’istinto”. E ho visto tanta mancanza di osservazione. Io stesso in passato ne ho compilato tanti di curriculum con le informazioni più dettagliate possibili e li ho consegnati a persone che non si sono mai prese la briga di osservare qualche mio lavoro. Di recente mi hanno chiesto di spedire un curriculum molto dettagliato con una scheda allegata da compilare. Diamine! Ho un sito di 80 pagine che ho fatto apposta per rispondere alle domande delle persone e ancora… Lasciamo stare.

Ad ogni modo, è una regola facile da seguire. Scusate se è troppo semplice e se può apparire banale. Chiunque può dire se qualcosa gli piace o meno. Non è un discorso tecnico. Si tratta semplicemente di gusti. Gusti però dettati dall’esperienza e dalla responsabilità per il proprio mestiere che ogni bravo imprenditore ha.

Questione di “affinità creativa”

Anche se un grafico, un professionista del mestiere, è sempre ben disposto a seguire anche delle precise indicazioni, il lavoro risulterà più facile se la sua sensibilità creativa è simile a quella del committente. La comprensione è alla base del successo di un rapporto di lavoro. Un grafico che dovrà fare “l’esecutivista”, tradurre cioè in file per la stampa le idee e le bozze di un cliente, lavorerà meglio e più speditamente se vi è una base di accordo in merito allo stile, all’uso dei colori, delle immagini, delle forme.

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Due stili molto diversi. Quale vi piace di più?

Delegate e risparmiate

Che assomiglia a Divide et Impera ma non c’entra niente. Ho riscontrato spesso un desiderio da parte del committente, quello  di far sì che il grafico sia la mente e il braccio delle proprie idee, piuttosto che lasciarlo libero di creare. Comprendo perfettamente questo punto di vista e potrebbe essere corretto. Lo ritengo però piuttosto controproducente e di sicuro anti-economico non fosse altro perché impegna due persone alla volta invece che una. Siate furbi… visto che lo pagate, fatelo fare a lui il lavoro!

Come per tutte le prestazioni professionali, anche quella di un grafico si paga fondamentalmente in base alle ore impiegate. Non c’è lavoro di progettazione grafica più rapido di quello in cui al grafico viene data la maggior libertà d’azione possibile. Ho realizzato progetti grafici di volantini per 80 euro e altri per 300. L’unica differenza? Nei primi mi è stata data carta bianca.

Questo non vuol dire che si debba “comprare a scatola chiusa” o accettare la prima proposta che ci viene proposta. Significa che se voi, come committenti, vi trovate a dover dire ad un grafico quali colori, quali elementi di design, quali immagini e quale testo usare o a controllare con costanza il suo operato vuol dire che avete scelto qualcuno di cui non apprezzate a sufficienza il lavoro.

Ma come si può lasciare un grafico libero di esprimere le proprie idee? In fin dei conti sto spendendo i miei soldi e se le cose vanno male io ne rispondo. Sono le sacrosante considerazioni di un imprenditore. In realtà non lo lasciate libero. Se vi presenta un lavoro che non vi soddisfa, lo rispedite alla sua scrivania a farvi una nuova proposta ma se questo continua significa che non avete valutato il portfolio di quel grafico e avete, magari, “sperato” che andasse bene per voi.

Se vi trovate a dare continuamente istruzioni…

Se un cliente pensa di dover continuamente correggere il grafico e se vede che questo sta accadendo, due sono i casi. Il più frequente: è stato scelto il grafico o lo studio grafico sbagliati e il secondo: il committente sbaglia approccio. Se pensate che il grafico freelance o lo studio cui vi siete rivolti abbia bisogno di indicazioni precise che non siano semplicemente quelle di dare degli obiettivi, delle linee strategiche, dei contenuti grezzi e qualsiasi altra informazione di carattere generale, allora state sbagliando approccio.

Conclusioni

Imparo sempre tantissimo dai miei clienti… mi costringono! Di fronte alle richieste o si batte in ritirata o ci si dà da fare per metterle in pratica. Apprezzo la persistenza e il coraggio che mostrano per portare avanti il loro lavoro, d’altronde è quello che faccio anch’io. Per questo non voglio che questo discorso appaia come una critica. Non lo è.

Il bello di questa regola è che si può applicare in maniera speculare anche dall’altra parte della barricata. Se tu, grafico, vedi che i tuoi lavori non piacciono o lasciano indifferente il cliente, non accettare la sua offerta di lavoro. All’inizio l’offerta potrebbe sembrare conveniente ma sono rapporti che lasciano l’amaro in bocca  facendoti solo sentire frustrato, dubbioso e critico del tuo lavoro.

Se riusciamo poi a mettere assieme tutto questo con la disponibilità di considerare nuove realtà, di pensare che possano esistere modi diversi e migliori per fare le cose, sia da parte del grafico o dello studio grafico che del committente, allora potremmo anche prendere in considerazione lavori che non rientrino nei nostri gusti. Purché, sottolineo, si sia disposti a cambiare idea.

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© Carlo Gislon – Se vuoi usare gli articoli del mio blog cita l’autore (Carlo Gislon) e inserisci un link al mio articolo originale. Fare altrimenti viola le leggi sul copyright e può essere perseguito legalmente. Articoli copiati possono essere facilmente rintracciati.