Carlo Gislon |
29 Agosto 2021
Il punto, la virgola e una specie in via d’estinzione…
Carlo Gislon – graphic designer è attivo da trent’anni nella grafica editoriale e pubblicitaria. Nel suo blog Segnopositivo propone suggerimenti, esperienze e opinioni tramite articoli originali, esaustivi, frutto di ricerca, studio e passione
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Questa è un’altra delle mie sfacciate guide istantanee dedicata, questa volta, ad alcune semplici regole grammaticali
Naturalmente è pensata per chi “fa da sé”… le proprie lettere di presentazione, i propri depliant, le proprie pagine web… Parliamo delle regole di base sull’uso della punteggiatura. Cose tra le più semplici e le più malcomprese allo stesso tempo.
Cosa ci sarà mai da imparare sull’uso della virgola, del punto, del punto e virgola? Poco o niente per gli esperti di scrittura. Tanto, per il comune mortale, a giudicare dalle enormi indecisioni e dai frequenti errori che si leggono qui e là.
Vediamo come rimediare. (Alcuni stralci sono tratti dal sito web dell’Accademia della Crusca).
Virgole e compagnia bella. Cosa rappresentano?
Virgole, punti, punti e virgole sono pause nel discorso. In realtà non sono più di questo. Hai presente quando parli con qualcuno e ogni tanto ti fermi o rallenti per dare un senso diverso alla frase o per renderla più comprensibile?
Ecco, quando si scrive, in quel momento, si mette uno di quei segni: «Prima ti ho detto che mi piace molto la pizza ma, [pausa] ripensandoci, [pausa] il piatto che preferisco è la carne alla brace».
La stessa frase può assumere sfumature di significato diverse a seconda della posizione di questi segni.
«Ieri sera con gli amici mi sono divertito molto» invece di: «Ieri sera con gli amici mi sono divertito. Molto». Una pausa netta prima di “molto” dà enorme importanza alla parola che segue o fa sembrare che ci si fosse dimenticata la specificazione.
La differenza è nei dettagli… e nella virgola
Come nell’esempio sopra, questa pausa concettuale a volte fa la differenza:
- Mio papà, Antonio, fa l’operaio.
- Mio cugino Antonio fa il cameriere.
Forse non hai nemmeno notato la differenza ma sono quasi sicuro che hai capito le due frasi in modo diverso.
Nel primo caso, avendo un solo papà, la parola “Antonio” è accessoria, una specificazione ulteriore non necessaria (potrei anche evitare di dire il nome di mio papà e la frase avrebbe un senso ugualmente), è una parte a sé stante del discorso e quindi va preceduta dalla virgola. Sarebbe come dire «Mio papà, che si chiama Antonio…».
Nel secondo caso la parola “Antonio” è necessaria perché si suppone che abbia diversi cugini. È quindi parte integrante necessaria e la frase va detta tutta di fila, senza pause.
Un altro esempio:
- Per dirla, brevemente, ho avuto degli impegni.
- Per dirla brevemente, ho avuto degli impegni.
Nel primo caso voglio enfatizzare il “brevemente” alludendo che ci sarebbe molto altro da dire, quel “brevemente” assume quindi un significato accessorio, a sé stante, un intercalare ironico nel mezzo della frase.
Nel secondo caso non vi è un tono polemico ma solo la volontà di non sprecare troppe parole e quel “brevemente” fa parte integrante della proposizione. Questo “per dirla brevemente” significa semplicemente quello che dice.
Il punto. Prendiamoci una pausa
Il punto rappresenta una pausa lunga nel discorso. Pausa che esprime la volontà di iniziare un concetto nuovo, di enfatizzare elementi del testo o di darne un senso particolare (ed è anche molto utile per non dover battere ogni volta il record di apnea quando si parla o si legge!).
Se le frasi sono lunghe e complesse meglio quindi usare il punto tra di loro. «Oggi sono arrivato in ritardo per lo sciopero degli autobus che ha ritardato tutti gli automezzi, spero non duri anche domani. [tiro il fiato e inizio un nuovo concetto] Anche Giulia è arrivata in ritardo, per lo stesso motivo».
Come dicevo, posso usarlo per pause che danno enfasi al discorso come in questo caso: «Disciplina. Coraggio. Onore. Questo è un soldato». Potevo anche usare delle virgole, ma così è molto più… marziale.
Il punto rappresenta un cambiamento di rotta nel discorso: «La giornata di oggi è stata molto faticosa per tutti, tanti impegni e scadenze che si sono accumulati. [giornata finita] Domani dovrebbe essere più rilassante, speriamo.»
Poche virgole e pochi punti in un testo equivalgono ai discorsi di qualcuno che parla in continuazione, senza fermarsi, senza ascoltare, senza lasciarci il tempo di riflettere od obiettare, senza farci capire quando ha finito un concetto e ne ha iniziato uno nuovo.
La specie in via d’estinzione: il punto e virgola
Il punto-e-virgola rappresenta una pausa intermedia tra la virgola e il punto. E fin qua… Nel dubbio molti non lo usano mai. In effetti è un elemento della punteggiatura che ormai necessita della salvaguardia del Wwf. Sopravvive per lo più negli elenchi.
“Misure:
- larghezza cm 36,5;
- altezza cm 48,0;
- profondità cm 20,0.”
Si usa anche quando l’elenco è continuo (non si va a capo): “Ministro dell’Agricoltura; Ministro dell’Istruzione; … ” Quando l’elenco non è una sequenza di proposizioni, è meglio la virgola: Erano presenti: Carlo, Maria, Marta, Francesco, Giuseppe.
Grammaticalmente non ci sarebbe nulla di sbagliato nell’usarlo più spesso quando, appunto, si vuole semplicemente intendere una pausa intermedia tra la virgola e il punto ma la tendenza a semplificare il linguaggio (non per forza deprecabile) ne ha quasi decretato la scomparsa dai nostri testi.
Mai uno spazio prima della punteggiatura
Virgola, punto, punto e virgola e la maggior parte dei segni di punteggiatura allo stesso modo, seguono immediatamente la lettera precedente e sono seguiti da uno spazio. Un errore ancora abbastanza frequente è far precedere il segno di punteggiatura da uno spazio. (Rif. Il nuovo Manuale di Stile – Zingarelli ed.)
Scorretto: «Ho fatto colazione con uova , prosciutto , frutta». Corretto:«Ho fatto colazione con uova, prosciutto, frutta» (una colazione con pochi carboidrati e con le virgole al posto giusto come piace a me).
Lo spazio prima della punteggiatura crea anche grossi problemi nell’impaginazione dei testi, proponendoci a volte il segno di punteggiatura proprio a inizio riga successiva.
Conclusioni
Dovremmo aver capito che questi segni di punteggiatura sono spesso una scelta e sono intercambiabili in base al senso e all’enfasi che vogliamo dare alle parti del discorso e alle singole parole.
È il significato di ciò che scriviamo che ne determina l’impiego. La grammatica è uno strumento in funzione della comunicazione.
Ribadiamo il concetto iniziale: tali segni rappresentano quella che nel linguaggio parlato è una pausa, una pausa che a sua volta segnala un cambiamento di significato, uno sviluppo o l’inizio di un nuovo ragionamento.
Mentre il loro uso è obbligatorio nei casi evidenti in cui ci sia una deviazione dal discorso principale, in altri è una scelta, a volte anche di semplice stile.
Virgola = poco cambiamento; Punto = molto cambiamento; Punto e Virgola = una via di mezzo. E che se ne facciano una ragione gli esperti dell’Ufficio Complicazione Affari Semplici!
Esercizio finale
Vi lascio quindi con un esercizio adatto al periodo: avvisate i vostri clienti o futuri datori di lavoro con una bella lettera di presentazione, magari con una email molto amichevole e soprattutto con punteggiatura impeccabile, che siete nuovamente in pista e che non vi siete dimenticati della loro promessa: “se ne riparla a settembre”. Ehi, settembre è arrivato!
E stavolta settembre non arriva solo coi nuovi contratti, i fichi e l’uva nei campi ma anche con virgole, punti e punti e virgole nel posto giusto. Chissà, forse se scriviamo in modo comprensibile succede una magia: le persone capiscono.
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29 Agosto 2021 |
Carlo Gislon
Questa è un’altra delle mie sfacciate guide istantanee dedicata, questa volta, ad alcune semplici regole grammaticali
Naturalmente è pensata per chi “fa da sé”… le proprie lettere di presentazione, i propri depliant, le proprie pagine web… Parliamo delle regole di base sull’uso della punteggiatura. Cose tra le più semplici e le più malcomprese allo stesso tempo.
Cosa ci sarà mai da imparare sull’uso della virgola, del punto, del punto e virgola? Poco o niente per gli esperti di scrittura. Tanto, per il comune mortale, a giudicare dalle enormi indecisioni e dai frequenti errori che si leggono qui e là.
Vediamo come rimediare. (Alcuni stralci sono tratti dal sito web dell’Accademia della Crusca).
Virgole e compagnia bella. Cosa rappresentano?
Virgole, punti, punti e virgole sono pause nel discorso. In realtà non sono più di questo. Hai presente quando parli con qualcuno e ogni tanto ti fermi o rallenti per dare un senso diverso alla frase o per renderla più comprensibile?
Ecco, quando si scrive, in quel momento, si mette uno di quei segni: «Prima ti ho detto che mi piace molto la pizza ma, [pausa] ripensandoci, [pausa] il piatto che preferisco è la carne alla brace».
La stessa frase può assumere sfumature di significato diverse a seconda della posizione di questi segni.
«Ieri sera con gli amici mi sono divertito molto» invece di: «Ieri sera con gli amici mi sono divertito. Molto». Una pausa netta prima di “molto” dà enorme importanza alla parola che segue o fa sembrare che ci si fosse dimenticata la specificazione.
La differenza è nei dettagli… e nella virgola
Come nell’esempio sopra, questa pausa concettuale a volte fa la differenza:
- Mio papà, Antonio, fa l’operaio.
- Mio cugino Antonio fa il cameriere.
Forse non hai nemmeno notato la differenza ma sono quasi sicuro che hai capito le due frasi in modo diverso.
Nel primo caso, avendo un solo papà, la parola “Antonio” è accessoria, una specificazione ulteriore non necessaria (potrei anche evitare di dire il nome di mio papà e la frase avrebbe un senso ugualmente), è una parte a sé stante del discorso e quindi va preceduta dalla virgola. Sarebbe come dire «Mio papà, che si chiama Antonio…».
Nel secondo caso la parola “Antonio” è necessaria perché si suppone che abbia diversi cugini. È quindi parte integrante necessaria e la frase va detta tutta di fila, senza pause.
Un altro esempio:
- Per dirla, brevemente, ho avuto degli impegni.
- Per dirla brevemente, ho avuto degli impegni.
Nel primo caso voglio enfatizzare il “brevemente” alludendo che ci sarebbe molto altro da dire, quel “brevemente” assume quindi un significato accessorio, a sé stante, un intercalare ironico nel mezzo della frase.
Nel secondo caso non vi è un tono polemico ma solo la volontà di non sprecare troppe parole e quel “brevemente” fa parte integrante della proposizione. Questo “per dirla brevemente” significa semplicemente quello che dice.
Il punto. Prendiamoci una pausa
Il punto rappresenta una pausa lunga nel discorso. Pausa che esprime la volontà di iniziare un concetto nuovo, di enfatizzare elementi del testo o di darne un senso particolare (ed è anche molto utile per non dover battere ogni volta il record di apnea quando si parla o si legge!).
Se le frasi sono lunghe e complesse meglio quindi usare il punto tra di loro. «Oggi sono arrivato in ritardo per lo sciopero degli autobus che ha ritardato tutti gli automezzi, spero non duri anche domani. [tiro il fiato e inizio un nuovo concetto] Anche Giulia è arrivata in ritardo, per lo stesso motivo».
Come dicevo, posso usarlo per pause che danno enfasi al discorso come in questo caso: «Disciplina. Coraggio. Onore. Questo è un soldato». Potevo anche usare delle virgole, ma così è molto più… marziale.
Il punto rappresenta un cambiamento di rotta nel discorso: «La giornata di oggi è stata molto faticosa per tutti, tanti impegni e scadenze che si sono accumulati. [giornata finita] Domani dovrebbe essere più rilassante, speriamo.»
Poche virgole e pochi punti in un testo equivalgono ai discorsi di qualcuno che parla in continuazione, senza fermarsi, senza ascoltare, senza lasciarci il tempo di riflettere od obiettare, senza farci capire quando ha finito un concetto e ne ha iniziato uno nuovo.
La specie in via d’estinzione: il punto e virgola
Il punto-e-virgola rappresenta una pausa intermedia tra la virgola e il punto. E fin qua… Nel dubbio molti non lo usano mai. In effetti è un elemento della punteggiatura che ormai necessita della salvaguardia del Wwf. Sopravvive per lo più negli elenchi.
“Misure:
- larghezza cm 36,5;
- altezza cm 48,0;
- profondità cm 20,0.”
Si usa anche quando l’elenco è continuo (non si va a capo): “Ministro dell’Agricoltura; Ministro dell’Istruzione; … ” Quando l’elenco non è una sequenza di proposizioni, è meglio la virgola: Erano presenti: Carlo, Maria, Marta, Francesco, Giuseppe.
Grammaticalmente non ci sarebbe nulla di sbagliato nell’usarlo più spesso quando, appunto, si vuole semplicemente intendere una pausa intermedia tra la virgola e il punto ma la tendenza a semplificare il linguaggio (non per forza deprecabile) ne ha quasi decretato la scomparsa dai nostri testi.
Mai uno spazio prima della punteggiatura
Virgola, punto, punto e virgola e la maggior parte dei segni di punteggiatura allo stesso modo, seguono immediatamente la lettera precedente e sono seguiti da uno spazio. Un errore ancora abbastanza frequente è far precedere il segno di punteggiatura da uno spazio. (Rif. Il nuovo Manuale di Stile – Zingarelli ed.)
Scorretto: «Ho fatto colazione con uova , prosciutto , frutta». Corretto:«Ho fatto colazione con uova, prosciutto, frutta» (una colazione con pochi carboidrati e con le virgole al posto giusto come piace a me).
Lo spazio prima della punteggiatura crea anche grossi problemi nell’impaginazione dei testi, proponendoci a volte il segno di punteggiatura proprio a inizio riga successiva.
Conclusioni
Dovremmo aver capito che questi segni di punteggiatura sono spesso una scelta e sono intercambiabili in base al senso e all’enfasi che vogliamo dare alle parti del discorso e alle singole parole.
È il significato di ciò che scriviamo che ne determina l’impiego. La grammatica è uno strumento in funzione della comunicazione.
Ribadiamo il concetto iniziale: tali segni rappresentano quella che nel linguaggio parlato è una pausa, una pausa che a sua volta segnala un cambiamento di significato, uno sviluppo o l’inizio di un nuovo ragionamento.
Mentre il loro uso è obbligatorio nei casi evidenti in cui ci sia una deviazione dal discorso principale, in altri è una scelta, a volte anche di semplice stile.
Virgola = poco cambiamento; Punto = molto cambiamento; Punto e Virgola = una via di mezzo. E che se ne facciano una ragione gli esperti dell’Ufficio Complicazione Affari Semplici!
Esercizio finale
Vi lascio quindi con un esercizio adatto al periodo: avvisate i vostri clienti o futuri datori di lavoro con una bella lettera di presentazione, magari con una email molto amichevole e soprattutto con punteggiatura impeccabile, che siete nuovamente in pista e che non vi siete dimenticati della loro promessa: “se ne riparla a settembre”. Ehi, settembre è arrivato!
E stavolta settembre non arriva solo coi nuovi contratti, i fichi e l’uva nei campi ma anche con virgole, punti e punti e virgole nel posto giusto. Chissà, forse se scriviamo in modo comprensibile succede una magia: le persone capiscono.
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