Creatività e tecnica. Aspetti veramente diversi e contrapposti?
In questo articolo:
Creatività e tecnica sono quegli elementi che nel giusto amalgama potrebbero formare l’opera d’arte. Stringi, stringi di questo è fatto un bel romanzo, un dipinto, un film ecc: creatività e tecnica combinate.
Direi che un esame di questi due aspetti potrebbe insegnarci qualcosa sul valutare correttamente l’opera d’arte o il design.
Vi è mai capitato che un progetto grafico che all’inizio piaceva, man mano che il tempo passa ci appariva sempre più inadatto o semplicemente brutto o viceversa?
Ha proprio a che vedere, essenzialmente, con questa coppia di elementi.
È vero per la grande opera d’arte ma è vero anche per il graphic design: per un catalogo, un marchio, un depliant, una copertina e qualsiasi lavoro di grafica pubblicitaria o editoriale.
L’ho visto accadere tantissime volte. Noi grafici o il nostro cliente siamo inizialmente contenti del lavoro, abbiamo dato noi stessi precise indicazioni perché fosse fatto in quel modo ma poi si cominciano a scoprire magagne qui e là e l’idea a non piacere più. Cos’è successo?
Arte e tecnica: due ingredienti fondamentali di un progetto grafico
È successo che al lavoro mancano almeno una di queste cose: a) un’idea semplice e allo stesso tempo originale (creativa); b) un esperto uso delle regole della composizione e del colore. Per capirci: manca creatività e/o tecnica.
Succede anche il contrario. Avete mai ascoltato una canzone che all’inizio non vi piaceva affatto, piena di contrasti, con un testo apparentemente banale e incomprensibile, con accordi che sembravano casuali e cambi di ritmo dissonanti ma che con l’andare del tempo vi diventava sempre più familiare e piacevole e magari si confermava come il grande successo dell’anno?
I più grandi successi musicali iniziano quasi sempre così. Ma è vero anche nella pittura e in tutte le arti in genere dove spesso le opere di grandi artisti sono state capite solo dopo la loro morte.
Trovami un grande artista e scoprirai che all’inizio subiva feroci critiche.
Originalità: il prodotto più richiesto e il più osteggiato
Si pensa inizialmente a qualcosa di nuovo, che spicchi rispetto alla concorrenza e, puntualmente, ci troveremo poi a correggere la nostra idea in modo che sia simile a qualcosa di già visto e rivisto. Magari spinti dalle critiche del nostro committente o dalla nostra timidezza.
Il lavoro cesserà di essere originale e diventerà casomai chiassoso, colorato o, ancora più spesso, inutilmente complesso. Questo non vale solamente per i lavori artistici ma si può estendere anche ad altre sfere.
L’originalità richiede un certo grado di tolleranza rispetto alle nuove realtà, qualità non facilissima da sviluppare e da trovare. Qualità spesso osteggiata o criticata. È più facile seguire e far accettare le abitudini e le strade già battute. L’originalità richiede coraggio e individualità.
“Purtroppo” però l’originalità è, allo stesso tempo, un ingrediente irrinunciabile. Se dobbiamo costruire un’identità (immagine) a un’azienda, dobbiamo per forza esserlo. Se dobbiamo creare un prodotto nuovo, abbiamo bisogno di un prodotto che sia… nuovo.
Per questo motivo un lavoro artistico o di design all’inizio può non piacere affatto. Non si dispone di un facile elemento di paragone, nessuno ha mai fatto una cosa simile prima e questo ci spiazza. Richiede un po’ di tempo per essere capito.
Come quella canzone che prima di piacerci dobbiamo riascoltare più volte. Un po’ alla volta ne carpiremo tutti i segreti. Noteremo quel ritmo ricorrente, capiremo certe frasi, certe sottolineature. Tutto lentamente assumerà un senso.
L’artista capace e fiducioso sorride alle critiche perché sa che il suo prodotto è di valore e che prima o poi la gente “cadrà nel tranello”. Il tempo gioca a suo favore.
Creatività + tecnica = successo a lungo termine
Un ottimo lavoro artistico ha un successo a lungo termine. Può non piacere all’inizio e bisogna essere abili a distinguere quel “filo” che collega la novità con la realtà finché il filo diventerà una corda d’acciaio.
Quel filo è fatto di tecniche artistiche: composizione, uso dei colori, uso delle immagini e dei disegni. Tecniche che contribuiscono a porgerti l’idea su un vassoio d’argento in modo che tu la possa accettare più facilmente.
È fatto anche di elementi dell’immaginario comune, facilmente associabili all’esperienza, usati con furbizia. Essere originali e allo stesso tempo accettabili non è una strada facile da percorrere.
Sarebbe meglio percorrere l’autostrada dei luoghi comuni ma è molto più interessante una lunga e stretta via panoramica con qualcosa di nuovo ad ogni curva e tanti scorci interessanti. Non ho mai saputo di turisti che fotografassero l’autostrada A4 prima di giungere a Venezia anche se è comodo viaggiarci.
Quello che è “comodo”, spesso è banale e passa velocemente in secondo piano. Così anche il vostro logo, la vostra presentazione aziendale, il vostro poster, la vostra insegna, il vostro prodotto.
Certo è vero, un lavoro di cattivo gusto e che non vi piace potrebbe effettivamente meritare tutta la vostra disapprovazione. Il vostro rifiuto potrebbe essere ben motivato. Originale non significa “bello” o “artistico”. L’arte, abbiamo detto, mette assieme, mi si perdoni di nuovo la sintesi oltraggiosa, idee e tecnica.
Una raccomandazione per i graphic designer
Un accenno alla mia personale esperienza.
Col tempo, ho lasciato da parte la mia timidezza e ho smesso di “adattare” le mie proposte ai gusti del cliente, almeno dal punto di vista artistico, dell’idea (meglio) o dell’originalità non degli obiettivi di comunicazione che sono sempre frutto di accordo o stabiliti dall’alto.
La differenza tra l’arte pura e il graphic design sta praticamente solo nel fatto che nella prima l’artista comunica il –suo– messaggio, nella seconda –quello del cliente– o quello adatto a vendere il –prodotto del cliente–.
Consiglierei ai grafici di non proporre mai un lavoro che non piace a loro stessi solo per far contento il cliente o per accelerare il lavoro, perfino quando sapete che difficilmente verrà accettato.
Non venite mai meno alla vostra integrità e se il cliente chiede la vostra opinione esponetela chiaramente, senza offendere, ma anche senza paura di ferire.
Io faccio così e rappresenta il vero rispetto dovuto al cliente che vi farà guadagnare il vero rispetto come professionisti. Il cliente non ha “sempre ragione” ma, potrebbe averla o non averla e lui lo sa.
Certo, capita che devo “accontentare il cliente”, che debba poi modificare la mia proposta. Ma non lesino mai le mie opinioni e i miei pareri contrari, espressi sempre col massimo rispetto.
Quindi, occhio alle cose che non piacciono subito, perché questa è una caratteristica delle migliori e noi designer siamo addestrati a leggere (o a creare?) il futuro meglio della maga con la palla di vetro.
Ricordati di condividere l'articolo se ti è piaciuto:
Creatività e tecnica. Aspetti veramente diversi e contrapposti?
Creatività e tecnica sono quegli elementi che nel giusto amalgama potrebbero formare l’opera d’arte. Stringi, stringi di questo è fatto un bel romanzo, un dipinto, un film ecc: creatività e tecnica combinate.
Direi che un esame di questi due aspetti potrebbe insegnarci qualcosa sul valutare correttamente l’opera d’arte o il design.
Vi è mai capitato che un progetto grafico che all’inizio piaceva, man mano che il tempo passa ci appariva sempre più inadatto o semplicemente brutto o viceversa?
Ha proprio a che vedere, essenzialmente, con questa coppia di elementi.
È vero per la grande opera d’arte ma è vero anche per il graphic design: per un catalogo, un marchio, un depliant, una copertina e qualsiasi lavoro di grafica pubblicitaria o editoriale.
L’ho visto accadere tantissime volte. Noi grafici o il nostro cliente siamo inizialmente contenti del lavoro, abbiamo dato noi stessi precise indicazioni perché fosse fatto in quel modo ma poi si cominciano a scoprire magagne qui e là e l’idea a non piacere più. Cos’è successo?
Arte e tecnica: due ingredienti fondamentali di un progetto grafico
È successo che al lavoro mancano almeno una di queste cose: a) un’idea semplice e allo stesso tempo originale (creativa); b) un esperto uso delle regole della composizione e del colore. Per capirci: manca creatività e/o tecnica.
Succede anche il contrario. Avete mai ascoltato una canzone che all’inizio non vi piaceva affatto, piena di contrasti, con un testo apparentemente banale e incomprensibile, con accordi che sembravano casuali e cambi di ritmo dissonanti ma che con l’andare del tempo vi diventava sempre più familiare e piacevole e magari si confermava come il grande successo dell’anno?
I più grandi successi musicali iniziano quasi sempre così. Ma è vero anche nella pittura e in tutte le arti in genere dove spesso le opere di grandi artisti sono state capite solo dopo la loro morte.
Trovami un grande artista e scoprirai che all’inizio subiva feroci critiche.
Originalità: il prodotto più richiesto e il più osteggiato
Si pensa inizialmente a qualcosa di nuovo, che spicchi rispetto alla concorrenza e, puntualmente, ci troveremo poi a correggere la nostra idea in modo che sia simile a qualcosa di già visto e rivisto. Magari spinti dalle critiche del nostro committente o dalla nostra timidezza.
Il lavoro cesserà di essere originale e diventerà casomai chiassoso, colorato o, ancora più spesso, inutilmente complesso. Questo non vale solamente per i lavori artistici ma si può estendere anche ad altre sfere.
L’originalità richiede un certo grado di tolleranza rispetto alle nuove realtà, qualità non facilissima da sviluppare e da trovare. Qualità spesso osteggiata o criticata. È più facile seguire e far accettare le abitudini e le strade già battute. L’originalità richiede coraggio e individualità.
“Purtroppo” però l’originalità è, allo stesso tempo, un ingrediente irrinunciabile. Se dobbiamo costruire un’identità (immagine) a un’azienda, dobbiamo per forza esserlo. Se dobbiamo creare un prodotto nuovo, abbiamo bisogno di un prodotto che sia… nuovo.
Per questo motivo un lavoro artistico o di design all’inizio può non piacere affatto. Non si dispone di un facile elemento di paragone, nessuno ha mai fatto una cosa simile prima e questo ci spiazza. Richiede un po’ di tempo per essere capito.
Come quella canzone che prima di piacerci dobbiamo riascoltare più volte. Un po’ alla volta ne carpiremo tutti i segreti. Noteremo quel ritmo ricorrente, capiremo certe frasi, certe sottolineature. Tutto lentamente assumerà un senso.
L’artista capace e fiducioso sorride alle critiche perché sa che il suo prodotto è di valore e che prima o poi la gente “cadrà nel tranello”. Il tempo gioca a suo favore.
Creatività + tecnica = successo a lungo termine
Un ottimo lavoro artistico ha un successo a lungo termine. Può non piacere all’inizio e bisogna essere abili a distinguere quel “filo” che collega la novità con la realtà finché il filo diventerà una corda d’acciaio.
Quel filo è fatto di tecniche artistiche: composizione, uso dei colori, uso delle immagini e dei disegni. Tecniche che contribuiscono a porgerti l’idea su un vassoio d’argento in modo che tu la possa accettare più facilmente.
È fatto anche di elementi dell’immaginario comune, facilmente associabili all’esperienza, usati con furbizia. Essere originali e allo stesso tempo accettabili non è una strada facile da percorrere.
Sarebbe meglio percorrere l’autostrada dei luoghi comuni ma è molto più interessante una lunga e stretta via panoramica con qualcosa di nuovo ad ogni curva e tanti scorci interessanti. Non ho mai saputo di turisti che fotografassero l’autostrada A4 prima di giungere a Venezia anche se è comodo viaggiarci.
Quello che è “comodo”, spesso è banale e passa velocemente in secondo piano. Così anche il vostro logo, la vostra presentazione aziendale, il vostro poster, la vostra insegna, il vostro prodotto.
Certo è vero, un lavoro di cattivo gusto e che non vi piace potrebbe effettivamente meritare tutta la vostra disapprovazione. Il vostro rifiuto potrebbe essere ben motivato. Originale non significa “bello” o “artistico”. L’arte, abbiamo detto, mette assieme, mi si perdoni di nuovo la sintesi oltraggiosa, idee e tecnica.
Una raccomandazione per i graphic designer
Un accenno alla mia personale esperienza.
Col tempo, ho lasciato da parte la mia timidezza e ho smesso di “adattare” le mie proposte ai gusti del cliente, almeno dal punto di vista artistico, dell’idea (meglio) o dell’originalità non degli obiettivi di comunicazione che sono sempre frutto di accordo o stabiliti dall’alto.
La differenza tra l’arte pura e il graphic design sta praticamente solo nel fatto che nella prima l’artista comunica il –suo– messaggio, nella seconda –quello del cliente– o quello adatto a vendere il –prodotto del cliente–.
Consiglierei ai grafici di non proporre mai un lavoro che non piace a loro stessi solo per far contento il cliente o per accelerare il lavoro, perfino quando sapete che difficilmente verrà accettato.
Non venite mai meno alla vostra integrità e se il cliente chiede la vostra opinione esponetela chiaramente, senza offendere, ma anche senza paura di ferire.
Io faccio così e rappresenta il vero rispetto dovuto al cliente che vi farà guadagnare il vero rispetto come professionisti. Il cliente non ha “sempre ragione” ma, potrebbe averla o non averla e lui lo sa.
Certo, capita che devo “accontentare il cliente”, che debba poi modificare la mia proposta. Ma non lesino mai le mie opinioni e i miei pareri contrari, espressi sempre col massimo rispetto.
Quindi, occhio alle cose che non piacciono subito, perché questa è una caratteristica delle migliori e noi designer siamo addestrati a leggere (o a creare?) il futuro meglio della maga con la palla di vetro.
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