Elementi di graphic design: il Contrasto, da dove tutto inizia. Se si dovesse, e forse si dovrebbe, trovare un minimo comun denominatore di tutta la “scienza” del graphic design, questo sarebbe il Contrasto
Contrasto come elemento del Graphic Design
Già, forse si può riassumere tutto in questa unica parola magica: “contrasto” e se si potesse fare tutto il soggetto del graphic design si allineerebbe in modo molto efficiente e la comprensione di esso e la capacità di metterlo in pratica si sbloccherebbero come lo spumante a Capodanno.
Perciò, con l’irriverenza che mi caratterizza, mi accingo a ridurre tutto il graphic design al significato di una singola parola: Contrasto. E al diavolo se questo mi costerà la radiazione dall’Albo dei Grafici (tanto non esiste…).
In effetti, abbiamo otto elementi fondamentali o principi di graphic design: Allineamento, Bilanciamento, Ripetizione, Spazio bianco, Proporzione, Gerarchia, Prossimità e Contrasto.
Qualcuno ne elenca qualcuno in più come l’Enfasi o lo Schema (Pattern) ma anch’essi, a ben guardare, potrebbero tranquillamente essere fatti rientrare nei precedenti.
Non sono concetti astratti ma veri strumenti, come la pialla per il falegname, ed esercitandone l’uso ci si eleva dalla pura potenzialità creativa all’effettiva capacità di realizzare un prodotto, dall’opera d’arte stessa al progetto grafico di un libro.
Non sarebbero quindi molti gli elementi del graphic design, eppure la mia sfacciataggine e pigrizia sono tali che ho deciso di dimostrare come tutto può rientrare in uno solo: il Contrasto.
Pensa, se ci riuscissi, potremmo allineare tutta la disciplina a una legge fondamentale, un po’ come quella di gravità o della relatività, robette di quel tipo insomma. Proviamoci, l’Umanità deve andare avanti!
Definizione di contrasto
Avrei voluto a questo punto, tanto per cominciare, riportare una definizione di contrasto, qualcosa di ufficiale preso da un dizionario possibilmente molto grosso e serio, tanto per far vedere che non mi invento le cose.
Così, ho cercato in un paio di dizionari e, in pratica, contrasto veniva definito come “contrapporre” e “contrapporre” come “contrasto”. Insomma, un bel circolo vizioso non molto d’aiuto.
Al diavolo quindi anche i dizionari. Tocca sempre fare tutto a me, ecco la mia definizione allora:
Contrasto (graphic design): differenza, mancanza o carenza di somiglianza tra elementi, sensazione di discordanza, disaccordo – Dizionario della lingua italiana Gislon, di Carlo Gislon, Edizioni Gislon 2022.
Seguendo questa semplice definizione potremmo persino estrapolare una teoria sul contrasto applicato alle forme espressa graficamente, un po’ come la Teoria del colore. Un pazzo presuntuoso l’ha fatto (io), eccola:
Potremmo usare questa sorta di teoria come ausilio nell’accostare elementi in una composizione grafica prevedendo il loro grado di attrazione e repulsione e creare in tal modo delle armonie. Ho sprecato un po’ di bit e byte per spiegare meglio la cosa nell’articolo “Psicologia delle forme nel design”.
La tesi e la sua dimostrazione
Tornando alla mia testi quindi, quando si compone la pagina di una rivista, un poster o una pagina pubblicitaria, tanto per parlare del nostro pane quotidiano, non facciamo altro che lavorare, tirate le somme, su un –unico– elemento base del graphic design: il contrasto.
Il primo punto a favore di questa tesi, e forse la prova più schiacciante è questa: eliminate o riducete troppo il contrasto da una pubblicazione qualsiasi e scomparirà interamente la sua capacità di comunicare.
Provate a immaginare un testo nero su sfondo nero e capite cosa intendo! Zero contrasto – zero messaggio.
Rendiamola più complicata. Provate a immaginare titoli e caratteri del testo principale uguali: stesse dimensioni, stesso stile, stesso font. Immaginate un libro che ha i titoli col carattere identico a quello del testo principale. Zero contrasto – i titoli, in quanto tali, spariscono.
Fin qua è facile, lo ammetto, ma abbiamo detto che –tutti– i principi di qui sopra potrebbero rientrare nell’unico principio del contrasto. Continuiamo allora, e il bilanciamento?
Il bilanciamento cos’è se non differenza della disposizione degli elementi nella pagina? Differenza, appunto, contrasto in altre parole. Idem col principio dell’allineamento.
Cos’è poi la ripetizione se non una “mancanza di contrasto” visto il ripetersi degli –stessi– elementi?

E lo spazio bianco cos’è se non creare contrasto con lo “spazio pieno”? Una pagina completamente vuota è vuota e basta, non c’è “spazio bianco”. Così come una pagina fitta di testo.
Una pagina col testo allineato a destra e un’ampia colonna a sinistra vuota è una pagina dove è stato usato spazio bianco che contrasta con l’area del testo. Il principio del graphic design spazio bianco ha senso solo in presenza di contrasto.

Continuiamo. E il principio della composizione chiamato gerarchia? Come ottieni gerarchia? Di solito con titoli nettamente più grandi, con immagini nettamente prominenti, con frasi in grassetto, con rientri rispetto al margine normale del testo. Ancora differenze, ancora contrasti.
Prossimità… «Qui ti voglio» – pensa lo scettico. Questa è in effetti una bella cannonata alla mia teoria, che trema ma non crolla. L’elemento del graphic design Prossimità dice più o meno che la relazione tra gli elementi di una pagina varia al variare della reciproca distanza.
Non mi arrendo e passo al contrattacco. Infatti, due elementi vicini hanno una relazione stretta, una parentela, sono in altre parole “simili”. Due elementi lontani, anche se identici, sono al massimo come gli amici su… Facebook.
Due elementi identici possono apparirci diversi, almeno di primo acchito, semplicemente perché distanti. Lontananza, vicinanza, un contrasto di posizione.
Applicazioni
Comprendi perché si cerchi di creare una pagina con delle variazioni, magari cambiando il numero di colonne o disponendo le immagini in posizioni insolite?
Comprendi perché i titoli abbiano un carattere diverso dai testi? Perché certe parole siano in grassetto, altre in corsivo o delle frasi siano isolate?
Comprendi perché le pagine con fondo bianco sono le più contrastanti (magari non le più vivaci, questo è un altro discorso).
Al contrario, capisci perché a volte dobbiamo ripeterci, usare lo stesso carattere, lo stesso colore, la stessa struttura? Rischieremo infatti di introdurre un contrasto eccessivo che farebbe intendere un messaggio diverso da quello voluto.
L’obiettivo è sempre quello: cercare il contrasto giusto e quando cerchiamo di ridurlo è solo per arrivare al gran botto finale o per chiudere il cerchio poiché l’assenza totale di contrasto non può comunicare.
Non è questione di “tanto o poco” contrasto. È questione di “contrasto giusto per trasmettere il messaggio voluto”.
L’assenza totale di contrasto è assenza di comunicazione.
Colore e Contrasto a confronto
Il colore è un elemento del graphic design che ha senso solo come contrasto visivo. La luminosità, anch’essa, è una forma di contrasto. Se chiudessimo gli occhi non avremmo nessuna esperienza del colore. Nero e Bianco vengono infatti definiti e considerati a livello pratico come assenza di colore.
Possiamo vedere il nero, il bianco e tutti i colori “in mezzo” solo in contrapposizione ad aree più chiare, più scure, o di colore diverso.
Che la teoria di Newton definisse i colori come le “diverse vibrazioni della luce che assommano al bianco” e che Goethe la definisse all’incontrario come “diverse vibrazioni del nero”, non cambia nulla.
Quella di Newton si è mostrata tecnicamente più funzionale: monitor e proiettori compongono tre fasci di colore per ottenere il bianco e i colori della stampa si spiegano con la capacità della materia di riflettere in modo diverso quelli della luce.
Tuttavia entrambe le teorie parlano, in ultima analisi, di contrasti.
Un interessante esperimento che viene di solito proposto nello studio della teoria del colore è quello che mostra come l’occhio tendi a cercare un equilibrio producendo egli stesso il colore complementare che si sta osservando.
Perciò se si osserva per un po’ un foglio bianco con un’area verde vivo al centro, dopo un po’ il fondo ci sembrerà tendente al rosso.
Che questo dipende dalla fisliogia dell’occhio o dalla caratteristica psicologica di “chiudere il cerchio”, dalla quale derivano cambiamenti fisiologici poco conta.
Ciò che è evidente è che questo sbilanciamento, questo contrasto, crea movimento, crea comunicazione e che noi graphic designer possiamo sfruttarlo in maniera quasi diabolica.
Conclusioni
Il graphic design è messaggio, è comprensione, qualsiasi cosa si voglia far comprendere. Se tutto il graphic design è fondamentalmente regolato dal contrasto allora il contrasto potrebbe essere la chiave della comprensione stessa.
Senza contrasti non vi è comprensione. Sembra un controsenso ma… avete mai ascoltato una persona monotona? Se avete fatto molti anni di studio vi sarete di sicuro trovati a dormire su un banco mentre ascoltavate una lezione di Monotonia Inapplicabile” (una nuova materia introdotta dalla recente riforma della scuola).
Non credo che tale carenza di contrasto, questo parlare con lo stesso tono, senza nulla di insolito, senza uno strillo o un’esclamazione sia stata molto d’aiuto se non come piacevole ninna-nanna.
Il contrasto è un po’ come i poli della batteria: è la differenza di potenziale che crea energia, che muove le cose, se vogliamo definire la comunicazione come una qualche forma di energia o una espressione dell’energia.
L’importante è che ci sia “differenza”, allora le cose vanno, la comunicazione fluisce. Anche nelle composizioni più ritmiche e ripetitive, tutta quella ripetizione è solo un contrappunto o preludio al contrasto in arrivo.
Se tutto è allo stesso livello, se tutto è uguale, se tutto è “tranquillo” non c’è graphic design, non c’è comunicazione. Quanto tranquilli si può essere? Quanto un camposanto. Ho visto persone parlare coi propri cari defunti in effetti, ma dubito sarebbe efficace anche in campo pubblicitario o artistico.
Si potrebbe perfino andare oltre e intuire perciò che “qualsiasi contrasto è meglio di nessun contrasto” per quanto negativo quel contrasto possa essere ma questa è filosofia ed essendo stato bocciato proprio in una sua branca, Monotonia Inapplicabile, non ho i titoli per approfondire.
Ok, hai capito allora cosa rende viva la comunicazione e il graphic design?
Come volevasi dimostrare.
L’autore: Carlo Gislon – graphic designer
Da trent’anni progetti grafici e impaginazione per l’impresa, per l’editore e per l’autore esigenti
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Elementi di graphic design. Il contrasto
Elementi di graphic design: il Contrasto, da dove tutto inizia. Se si dovesse, e forse si dovrebbe, trovare un minimo comun denominatore di tutta la “scienza” del graphic design, questo sarebbe il Contrasto
Contrasto come elemento del Graphic Design
Già, forse si può riassumere tutto in questa unica parola magica: “contrasto” e se si potesse fare tutto il soggetto del graphic design si allineerebbe in modo molto efficiente e la comprensione di esso e la capacità di metterlo in pratica si sbloccherebbero come lo spumante a Capodanno.
Perciò, con l’irriverenza che mi caratterizza, mi accingo a ridurre tutto il graphic design al significato di una singola parola: Contrasto. E al diavolo se questo mi costerà la radiazione dall’Albo dei Grafici (tanto non esiste…).
In effetti, abbiamo otto elementi fondamentali o principi di graphic design: Allineamento, Bilanciamento, Ripetizione, Spazio bianco, Proporzione, Gerarchia, Prossimità e Contrasto.
Qualcuno ne elenca qualcuno in più come l’Enfasi o lo Schema (Pattern) ma anch’essi, a ben guardare, potrebbero tranquillamente essere fatti rientrare nei precedenti.
Non sono concetti astratti ma veri strumenti, come la pialla per il falegname, ed esercitandone l’uso ci si eleva dalla pura potenzialità creativa all’effettiva capacità di realizzare un prodotto, dall’opera d’arte stessa al progetto grafico di un libro.
Non sarebbero quindi molti gli elementi del graphic design, eppure la mia sfacciataggine e pigrizia sono tali che ho deciso di dimostrare come tutto può rientrare in uno solo: il Contrasto.
Pensa, se ci riuscissi, potremmo allineare tutta la disciplina a una legge fondamentale, un po’ come quella di gravità o della relatività, robette di quel tipo insomma. Proviamoci, l’Umanità deve andare avanti!
Definizione di contrasto
Avrei voluto a questo punto, tanto per cominciare, riportare una definizione di contrasto, qualcosa di ufficiale preso da un dizionario possibilmente molto grosso e serio, tanto per far vedere che non mi invento le cose.
Così, ho cercato in un paio di dizionari e, in pratica, contrasto veniva definito come “contrapporre” e “contrapporre” come “contrasto”. Insomma, un bel circolo vizioso non molto d’aiuto.
Al diavolo quindi anche i dizionari. Tocca sempre fare tutto a me, ecco la mia definizione allora:
Contrasto (graphic design): differenza, mancanza o carenza di somiglianza tra elementi, sensazione di discordanza, disaccordo – Dizionario della lingua italiana Gislon, di Carlo Gislon, Edizioni Gislon 2022.
Seguendo questa semplice definizione potremmo persino estrapolare una teoria sul contrasto applicato alle forme espressa graficamente, un po’ come la Teoria del colore. Un pazzo presuntuoso l’ha fatto (io), eccola:
Potremmo usare questa sorta di teoria come ausilio nell’accostare elementi in una composizione grafica prevedendo il loro grado di attrazione e repulsione e creare in tal modo delle armonie. Ho sprecato un po’ di bit e byte per spiegare meglio la cosa nell’articolo “Psicologia delle forme nel design”.
La tesi e la sua dimostrazione
Tornando alla mia testi quindi, quando si compone la pagina di una rivista, un poster o una pagina pubblicitaria, tanto per parlare del nostro pane quotidiano, non facciamo altro che lavorare, tirate le somme, su un –unico– elemento base del graphic design: il contrasto.
Il primo punto a favore di questa tesi, e forse la prova più schiacciante è questa: eliminate o riducete troppo il contrasto da una pubblicazione qualsiasi e scomparirà interamente la sua capacità di comunicare.
Provate a immaginare un testo nero su sfondo nero e capite cosa intendo! Zero contrasto – zero messaggio.
Rendiamola più complicata. Provate a immaginare titoli e caratteri del testo principale uguali: stesse dimensioni, stesso stile, stesso font. Immaginate un libro che ha i titoli col carattere identico a quello del testo principale. Zero contrasto – i titoli, in quanto tali, spariscono.
Fin qua è facile, lo ammetto, ma abbiamo detto che –tutti– i principi di qui sopra potrebbero rientrare nell’unico principio del contrasto. Continuiamo allora, e il bilanciamento?
Il bilanciamento cos’è se non differenza della disposizione degli elementi nella pagina? Differenza, appunto, contrasto in altre parole. Idem col principio dell’allineamento.
Cos’è poi la ripetizione se non una “mancanza di contrasto” visto il ripetersi degli –stessi– elementi?

E lo spazio bianco cos’è se non creare contrasto con lo “spazio pieno”? Una pagina completamente vuota è vuota e basta, non c’è “spazio bianco”. Così come una pagina fitta di testo.
Una pagina col testo allineato a destra e un’ampia colonna a sinistra vuota è una pagina dove è stato usato spazio bianco che contrasta con l’area del testo. Il principio del graphic design spazio bianco ha senso solo in presenza di contrasto.

Continuiamo. E il principio della composizione chiamato gerarchia? Come ottieni gerarchia? Di solito con titoli nettamente più grandi, con immagini nettamente prominenti, con frasi in grassetto, con rientri rispetto al margine normale del testo. Ancora differenze, ancora contrasti.
Prossimità… «Qui ti voglio» – pensa lo scettico. Questa è in effetti una bella cannonata alla mia teoria, che trema ma non crolla. L’elemento del graphic design Prossimità dice più o meno che la relazione tra gli elementi di una pagina varia al variare della reciproca distanza.
Non mi arrendo e passo al contrattacco. Infatti, due elementi vicini hanno una relazione stretta, una parentela, sono in altre parole “simili”. Due elementi lontani, anche se identici, sono al massimo come gli amici su… Facebook.
Due elementi identici possono apparirci diversi, almeno di primo acchito, semplicemente perché distanti. Lontananza, vicinanza, un contrasto di posizione.
Applicazioni
Comprendi perché si cerchi di creare una pagina con delle variazioni, magari cambiando il numero di colonne o disponendo le immagini in posizioni insolite?
Comprendi perché i titoli abbiano un carattere diverso dai testi? Perché certe parole siano in grassetto, altre in corsivo o delle frasi siano isolate?
Comprendi perché le pagine con fondo bianco sono le più contrastanti (magari non le più vivaci, questo è un altro discorso).
Al contrario, capisci perché a volte dobbiamo ripeterci, usare lo stesso carattere, lo stesso colore, la stessa struttura? Rischieremo infatti di introdurre un contrasto eccessivo che farebbe intendere un messaggio diverso da quello voluto.
L’obiettivo è sempre quello: cercare il contrasto giusto e quando cerchiamo di ridurlo è solo per arrivare al gran botto finale o per chiudere il cerchio poiché l’assenza totale di contrasto non può comunicare.
Non è questione di “tanto o poco” contrasto. È questione di “contrasto giusto per trasmettere il messaggio voluto”.
L’assenza totale di contrasto è assenza di comunicazione.
Colore e Contrasto a confronto
Il colore è un elemento del graphic design che ha senso solo come contrasto visivo. La luminosità, anch’essa, è una forma di contrasto. Se chiudessimo gli occhi non avremmo nessuna esperienza del colore. Nero e Bianco vengono infatti definiti e considerati a livello pratico come assenza di colore.
Possiamo vedere il nero, il bianco e tutti i colori “in mezzo” solo in contrapposizione ad aree più chiare, più scure, o di colore diverso.
Che la teoria di Newton definisse i colori come le “diverse vibrazioni della luce che assommano al bianco” e che Goethe la definisse all’incontrario come “diverse vibrazioni del nero”, non cambia nulla.
Quella di Newton si è mostrata tecnicamente più funzionale: monitor e proiettori compongono tre fasci di colore per ottenere il bianco e i colori della stampa si spiegano con la capacità della materia di riflettere in modo diverso quelli della luce.
Tuttavia entrambe le teorie parlano, in ultima analisi, di contrasti.
Un interessante esperimento che viene di solito proposto nello studio della teoria del colore è quello che mostra come l’occhio tendi a cercare un equilibrio producendo egli stesso il colore complementare che si sta osservando.
Perciò se si osserva per un po’ un foglio bianco con un’area verde vivo al centro, dopo un po’ il fondo ci sembrerà tendente al rosso.
Che questo dipende dalla fisliogia dell’occhio o dalla caratteristica psicologica di “chiudere il cerchio”, dalla quale derivano cambiamenti fisiologici poco conta.
Ciò che è evidente è che questo sbilanciamento, questo contrasto, crea movimento, crea comunicazione e che noi graphic designer possiamo sfruttarlo in maniera quasi diabolica.
Conclusioni
Il graphic design è messaggio, è comprensione, qualsiasi cosa si voglia far comprendere. Se tutto il graphic design è fondamentalmente regolato dal contrasto allora il contrasto potrebbe essere la chiave della comprensione stessa.
Senza contrasti non vi è comprensione. Sembra un controsenso ma… avete mai ascoltato una persona monotona? Se avete fatto molti anni di studio vi sarete di sicuro trovati a dormire su un banco mentre ascoltavate una lezione di Monotonia Inapplicabile” (una nuova materia introdotta dalla recente riforma della scuola).
Non credo che tale carenza di contrasto, questo parlare con lo stesso tono, senza nulla di insolito, senza uno strillo o un’esclamazione sia stata molto d’aiuto se non come piacevole ninna-nanna.
Il contrasto è un po’ come i poli della batteria: è la differenza di potenziale che crea energia, che muove le cose, se vogliamo definire la comunicazione come una qualche forma di energia o una espressione dell’energia.
L’importante è che ci sia “differenza”, allora le cose vanno, la comunicazione fluisce. Anche nelle composizioni più ritmiche e ripetitive, tutta quella ripetizione è solo un contrappunto o preludio al contrasto in arrivo.
Se tutto è allo stesso livello, se tutto è uguale, se tutto è “tranquillo” non c’è graphic design, non c’è comunicazione. Quanto tranquilli si può essere? Quanto un camposanto. Ho visto persone parlare coi propri cari defunti in effetti, ma dubito sarebbe efficace anche in campo pubblicitario o artistico.
Si potrebbe perfino andare oltre e intuire perciò che “qualsiasi contrasto è meglio di nessun contrasto” per quanto negativo quel contrasto possa essere ma questa è filosofia ed essendo stato bocciato proprio in una sua branca, Monotonia Inapplicabile, non ho i titoli per approfondire.
Ok, hai capito allora cosa rende viva la comunicazione e il graphic design?
Come volevasi dimostrare.
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