Non è necessario scomodare il Cubismo per comprendere che la psicologia delle forme gioca un ruolo principale nella composizione grafica. Comprendere tale aspetto, significa proiettare le nostre abilità di progettazione grafica a un nuovo livello e significa saper giudicare in modo competente l’arte e il graphic design.

L’armonia delle forme è attorno a noi
Anche se potrebbe sembrare un argomento molto tecnico, in realtà compiamo continuamente scelte basate sulla psicologia delle forme. In grafica, la relazione tra le forme geometriche ci dice, ad esempio, perché un preciso carattere tipografico si armonizza con un altro o perché disporre gli elementi in un modo sembra più adatto rispetto a un altro.
Nella moda ci spiega perché due capi di abbigliamento stiano bene assieme. Nel design d’arredi ci suggerisce quale forma deve avere un soprammobile per adattarsi al meglio o le proporzioni che deve avere un quadro o quale tavolo acquistare perché vada d’accordo con una certa credenza.
La “maestra” è la Natura da cui probabilmente derivano le nostre sensazioni di armonia e bellezza. Il modo in cui le forme dell’ambiente naturale si presentano è la realtà dalla quale attingiamo ispirazione per imitare o per creare consapevoli contrasti adeguati al messaggio.
La Natura è bella e… funziona bene mi sembra, no? Bellezza e funzionalità sono quindi due aspetti inscindibili della vita e coi loro contrari potremmo, forse, descrivere la morte.
Tralasciando approfondimenti filosofici, possiamo affermare che la psicologia delle forme è cosa di tutti i giorni ed è una questione di comunicazione e funzionalità, che assieme, fanno le discipline del Design.
La forma iniziale: quella del foglio
La prima forma che avete sotto gli occhi o il primo concetto di forma che balena nella mente nel design è quella del foglio di carta per il grafico o il disegnatore, della tela per il pittore, o la forma tridimensionale della materia per lo scultore.
Ecco che la prima scelta compositiva avviene ancor prima, in un certo senso, di iniziare il lavoro. In realtà la scelta del supporto è parte integrante del processo e il non esserne consapevoli ci priva di un primo importante strumento.
Nella grafica, la scelta spesso ricade sui formati A, A4, A3, A5, formati aventi la stessa proporzione, che siamo abituati ad usare fin dalle Elementari. Questione di familiarità, questione di offerta e di prezzi (i formati standard sono i più economici da stampare). In realtà ce ne sono tanti altri da esplorare, formati disponibili presso qualsiasi stampatore.

La seconda considerazione riguardante la forma, è quella dei margini e della gabbia. Dopo il formato pagina, questo è il secondo fil rouge. Gabbia… questo termine non dovrebbe essere considerato un vincolo ma una guida. Proprio come un fiume se non ha argini si trasforma in palude informe, così accadrà al nostro impaginato se non ha dei confini.
Tuttavia, così come un argine, per fortuna, non è una colata di cemento perfettamente simmetrica e rettilinea e il nostro fiume può avere anse ed ampie curve che diligentemente riconducono loro stesse su un percorso armonioso, allo stesso modo una gabbia può –e deve– avere delle eccezioni.
È la differenza che passa tra organizzazione e monotonia. Tra perfezione e comunicazione. La prevedibilità della gabbia rende possibile dei contrappunti. Senza una gabbia tutto appare della medesima importanza e, se tutto è ugualmente importante, allora nulla è importante.

Psicologia delle forme e armonie
Ho letto un buon insegnamento di graphic design una volta, francamente non ricordo dove, diceva: «lavora prima tutto col bianco e nero e poi aggiungi i colori un po’ alla volta». Il “bianco e nero” permette infatti di concentrarsi sulle forme.
Questa non dovrebbe a mio parere essere una ferrea regola, potremmo infatti avere già chiaro in mente anche l’utilizzo dei colori (o potrebbero essere imposti dal committente) ma è una indicazione che ci consente di isolare l’aspetto della forma e di procedere così gradualmente verso problemi sempre più complessi (per inciso, l’essere troppo metodici è un ostacolo alla creatività perché la creatività non deriva dal metodo ma se ne serve e ne origina di nuovi).
In base al succitato insegnamento, considerata la forma di base come il nostro “bianco e nero”, potremmo aggiungere gradualmente altre forme contrastanti o affini. Così come gruppi di colori generano armonie, così forme associate creano “armonie di forme”.
Un oggetto approssimativamente sferico posto vicino a oggetti approssimativamente quadrati, crea quella che mi permetto di chiamare “una armonia di forme”, dove sfere e cubi si comportano come un’armonia cromatica.
Anche il testo entra in questa sorta di gioco di squadra. Alcuni caratteri possono richiamare forme quadrate, altri rettangolari e slanciate, altri forme sferiche aggraziate. Approssimando il testo a una forma geometrica, possiamo quindi creare interessanti interazioni con le immagini.


È quasi ovvio dire che una pagina rappresentante forme approssimativamente tutte quadrate o tutte tonde, crea un’armonia corrispondente a quella monocromatica nel colore. In sintesi, le forme più diverse sarebbero forme complementari, quelle simili analoghe, quelle uguali “monoformi”.
Potremmo anche divertirci a imbastire una teoria specifica basata sull'”affinità delle forme”. Magari è possibile creare una Ruota delle Forme, chissà…
La mia pazza, pazza teoria psicologica della forma
Nata per gioco lavorando sull’affinità delle forme. Sono partito da alcune forme fondamentali che appaiono “più diverse”, come il cerchio e il triangolo e le ho posizionate ai lati opposti, ho creato le altre per “interpolazione geometrica”.
È interessante rilevare innanzitutto come tutte le forme convergano verso il punto (cerchio) al centro e siano anche incluse in un cerchio immaginario. Si potrebbe così teorizzare che il cerchio sia il “padre di tutte le forme” e possa indicare concetti come l”‘infinito” e il “nulla” allo stesso tempo ed essere considerato come “la forma delle forme”.
E se all’opposto del cerchio troviamo il triangolo, quest’ultima dovrebbe essere la forma della morte, della distruzione, del mistero. E guarda caso la si trova spesso associata a simboli esoterici o satanici e troviamo che le immagini più violente hanno in genere “spigoli” vivi. Pensate alla lama di un coltello, all’ogiva di un proiettile o a una freccia.
Altro aspetto che mi piace far notare è il fatto che un quadrato posto a 45 gradi si trovi opposto al quadrato dritto. Può sembrare scorretto perché “è solo un quadrato girato” ma riflettiamo: cosa c’è di più instabile di quel quadrato girato di 45°? E cosa c’è di più stabile del quadrato dritto? Caratteristiche tra loro totalmente opposte.
Lo si intuisce più facilmente confrontando l’adiacente rombo che pure è molto lontano dal quadrato. Figure geometricamente simili, se vogliamo, fatte di 4 lati uguali tra loro, ma poco affini. È infatti la psicologia o, più precisamente l’affinità, umana a guidare questa teoria non il calcolo matematico.
Lo stesso rombo è opposto al quadrato ad angoli arrotondati e l’ottagono al tronco di cono. Sono quest’ultime forme veramente opposte? Ricordiamoci la domanda corretta: “Suscitano sensazioni psicologiche opposte?”
Che dal poligono si passi all’adiacente cerchio è invece in linea anche con il concetto matematico delle forme come mostra il principio matematico che afferma “un cerchio è un poligono di lati infiniti”.
Il quadrato può prendere due strade, verso il cerchio, arrotondando gli spigoli o verso il triangolo, smussandoli. Così il triangolo, vedete. Troncandogli la punta o aggiungendone un’altra. Forme adiacenti.
Come usare questa ruota? Semplice: per esprimere concetti di similitudine od opposizione, per cercare o eliminare equilibrio compositivo, per abbinare caratteri tipografici e per abbinare titoli e testo principale. In un unico concetto: per creare armonie di forme.
Psicologia delle forme, ulteriori aspetti
Qualità delle forme: finora abbiamo parlato di questo. E la quantità? E le dimensioni? La disposizione? Le proporzioni? Come si vede, senza scomodare altri elementi, introduciamo alcune variabili della composizione che assieme alla forma possono produrre una quantità di risultati innumerabile.

La sensazione leggera della forma sferica che si ripete fa da contrappunto col colore nero e il giallo intenso. Copertina di David Blankenship

Un’altra armonia di forma “monocromatica” basata questa volta sul quadrato. Anche qui la ripetizione gioca un ruolo chiave. Autore Carlo Gislon

La forma come linguaggio a sé stante
Con le forme non facciamo altro che lavorare con la natura geometrica delle cose. Questo è il motivo per cui le forme – di per sé – comunicano un messaggio.
Una animazione 3D, è costituita da un numero enorme di poligoni triangolari eppure sono sufficienti a creare effetti completamente reali. Lavorare con le forme significa tornare all’essenza. Anche il disegnatore comincia con l’abbozzare delle forme geometriche prima di procedere nei dettagli.
La forma è la “matematica” dell’immagine, comporre con le forme significa ricondurre il nostro universo fisico alle leggi matematiche con le quali sembra essere scritto. In tal senso non è affatto una limitazione ma, piuttosto, una scoperta delle leggi più intime che lo governano. È il senso del “minimalismo” che non è “assenza di particolare” ma “analisi della sostanza”.



I risvolti pratici della psicologia delle forme
La grafica è arte applicata. Un libro, un catalogo, un logo ecc. non deve solo essere bello e gradevole, deve anche essere pratico. Un logo fatto di mille ghirigori, oltre a essere difficile da ricordare e identificare col prodotto è anche difficile da stampare, specie su supporti insoliti come la plastica o la tela o in dimensioni molto piccole.
Un catalogo dalla gabbia confusa fatta di tante “forme” diverse, è difficile da consultare. Un libro che non segue una gabbia, è difficile da leggere.
Confondono perché danno contemporaneamente messaggi diversi. Proprio come qualcuno che salta di palo in frasca mentre parla.
Un design basato sulle forme propone anche dei vantaggi strettamente tecnici: potrà usare tinte piatte e colori vivi (colori speciali, come ad esempio quelli metallici), potrà avvalersi della grafica vettoriale (un tipo di rappresentazione delle immagini completamente scalabile definito matematicamente).
Basarsi su un graphic design che usa forme geometriche di base aggiunge, oltre al carattere artistico, funzionalità, e praticità e permette di associare precisi significati psicologici.
Il carattere psicologico delle forme, un riepilogo
Proprio come i colori hanno, nella realtà comune, un significato intrinseco: azzurro – spiritualità, rosso – impeto e forza; giallo – entusiasmo, vivacità ecc., così le forme vengono associate a significati e immagini comuni.
Perciò concludiamo con una sintesi delle associazioni psicologiche più comunemente associate alle forme di base.
Cerchio, sfera. Spiritualità, pensiero, etica, perfezione, leggerezza.
Quadrato, cubo. Solidità, affidabilità, coerenza.
Triangolo, piramide. Contrasto, violenza, decisione, potere.
Rettangolo, parallelepipedo. Slancio, dinamismo, continuità, stabilità, uniformità.
Sicuramente avrai già letto di queste associazioni psicologiche ma, come hai visto, questo articolo si è spinto molto oltre in modo che tu stesso possa creare le giuste associazioni, le giuste armonie o i consapevoli contrasti.
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Carlo Gislon – graphic designer
Da trent’anni progetti grafici per l’editoria e la pubblicità, per la piccola/media impresa, per l’editore e per il privato.
Non è necessario scomodare il Cubismo per comprendere che la psicologia delle forme gioca un ruolo principale nella composizione grafica. Comprendere tale aspetto, significa proiettare le nostre abilità di progettazione grafica a un nuovo livello e significa saper giudicare in modo competente l’arte e il graphic design.

L’armonia delle forme è attorno a noi
Anche se potrebbe sembrare un argomento molto tecnico, in realtà compiamo continuamente scelte basate sulla psicologia delle forme. In grafica, la relazione tra le forme geometriche ci dice, ad esempio, perché un preciso carattere tipografico si armonizza con un altro o perché disporre gli elementi in un modo sembra più adatto rispetto a un altro.
Nella moda ci spiega perché due capi di abbigliamento stiano bene assieme. Nel design d’arredi ci suggerisce quale forma deve avere un soprammobile per adattarsi al meglio o le proporzioni che deve avere un quadro o quale tavolo acquistare perché vada d’accordo con una certa credenza.
La “maestra” è la Natura da cui probabilmente derivano le nostre sensazioni di armonia e bellezza. Il modo in cui le forme dell’ambiente naturale si presentano è la realtà dalla quale attingiamo ispirazione per imitare o per creare consapevoli contrasti adeguati al messaggio.
La Natura è bella e… funziona bene mi sembra, no? Bellezza e funzionalità sono quindi due aspetti inscindibili della vita e coi loro contrari potremmo, forse, descrivere la morte.
Tralasciando approfondimenti filosofici, possiamo affermare che la psicologia delle forme è cosa di tutti i giorni ed è una questione di comunicazione e funzionalità, che assieme, fanno le discipline del Design.
La forma iniziale: quella del foglio
La prima forma che avete sotto gli occhi o il primo concetto di forma che balena nella mente nel design è quella del foglio di carta per il grafico o il disegnatore, della tela per il pittore, o la forma tridimensionale della materia per lo scultore.
Ecco che la prima scelta compositiva avviene ancor prima, in un certo senso, di iniziare il lavoro. In realtà la scelta del supporto è parte integrante del processo e il non esserne consapevoli ci priva di un primo importante strumento.
Nella grafica, la scelta spesso ricade sui formati A, A4, A3, A5, formati aventi la stessa proporzione, che siamo abituati ad usare fin dalle Elementari. Questione di familiarità, questione di offerta e di prezzi (i formati standard sono i più economici da stampare). In realtà ce ne sono tanti altri da esplorare, formati disponibili presso qualsiasi stampatore.

La seconda considerazione riguardante la forma, è quella dei margini e della gabbia. Dopo il formato pagina, questo è il secondo fil rouge. Gabbia… questo termine non dovrebbe essere considerato un vincolo ma una guida. Proprio come un fiume se non ha argini si trasforma in palude informe, così accadrà al nostro impaginato se non ha dei confini.
Tuttavia, così come un argine, per fortuna, non è una colata di cemento perfettamente simmetrica e rettilinea e il nostro fiume può avere anse ed ampie curve che diligentemente riconducono loro stesse su un percorso armonioso, allo stesso modo una gabbia può –e deve– avere delle eccezioni.
È la differenza che passa tra organizzazione e monotonia. Tra perfezione e comunicazione. La prevedibilità della gabbia rende possibile dei contrappunti. Senza una gabbia tutto appare della medesima importanza e, se tutto è ugualmente importante, allora nulla è importante.

Psicologia delle forme e armonie
Ho letto un buon insegnamento di graphic design una volta, francamente non ricordo dove, diceva: «lavora prima tutto col bianco e nero e poi aggiungi i colori un po’ alla volta». Il “bianco e nero” permette infatti di concentrarsi sulle forme.
Questa non dovrebbe a mio parere essere una ferrea regola, potremmo infatti avere già chiaro in mente anche l’utilizzo dei colori (o potrebbero essere imposti dal committente) ma è una indicazione che ci consente di isolare l’aspetto della forma e di procedere così gradualmente verso problemi sempre più complessi (per inciso, l’essere troppo metodici è un ostacolo alla creatività perché la creatività non deriva dal metodo ma se ne serve e ne origina di nuovi).
In base al succitato insegnamento, considerata la forma di base come il nostro “bianco e nero”, potremmo aggiungere gradualmente altre forme contrastanti o affini. Così come gruppi di colori generano armonie, così forme associate creano “armonie di forme”.
Un oggetto approssimativamente sferico posto vicino a oggetti approssimativamente quadrati, crea quella che mi permetto di chiamare “una armonia di forme”, dove sfere e cubi si comportano come un’armonia cromatica.
Anche il testo entra in questa sorta di gioco di squadra. Alcuni caratteri possono richiamare forme quadrate, altri rettangolari e slanciate, altri forme sferiche aggraziate. Approssimando il testo a una forma geometrica, possiamo quindi creare interessanti interazioni con le immagini.


È quasi ovvio dire che una pagina rappresentante forme approssimativamente tutte quadrate o tutte tonde, crea un’armonia corrispondente a quella monocromatica nel colore. In sintesi, le forme più diverse sarebbero forme complementari, quelle simili analoghe, quelle uguali “monoformi”.
Potremmo anche divertirci a imbastire una teoria specifica basata sull'”affinità delle forme”. Magari è possibile creare una Ruota delle Forme, chissà…
La mia pazza, pazza teoria psicologica della forma
Nata per gioco lavorando sull’affinità delle forme. Sono partito da alcune forme fondamentali che appaiono “più diverse”, come il cerchio e il triangolo e le ho posizionate ai lati opposti, ho creato le altre per “interpolazione geometrica”.
È interessante rilevare innanzitutto come tutte le forme convergano verso il punto (cerchio) al centro e siano anche incluse in un cerchio immaginario. Si potrebbe così teorizzare che il cerchio sia il “padre di tutte le forme” e possa indicare concetti come l”‘infinito” e il “nulla” allo stesso tempo ed essere considerato come “la forma delle forme”.
E se all’opposto del cerchio troviamo il triangolo, quest’ultima dovrebbe essere la forma della morte, della distruzione, del mistero. E guarda caso la si trova spesso associata a simboli esoterici o satanici e troviamo che le immagini più violente hanno in genere “spigoli” vivi. Pensate alla lama di un coltello, all’ogiva di un proiettile o a una freccia.
Altro aspetto che mi piace far notare è il fatto che un quadrato posto a 45 gradi si trovi opposto al quadrato dritto. Può sembrare scorretto perché “è solo un quadrato girato” ma riflettiamo: cosa c’è di più instabile di quel quadrato girato di 45°? E cosa c’è di più stabile del quadrato dritto? Caratteristiche tra loro totalmente opposte.
Lo si intuisce più facilmente confrontando l’adiacente rombo che pure è molto lontano dal quadrato. Figure geometricamente simili, se vogliamo, fatte di 4 lati uguali tra loro, ma poco affini. È infatti la psicologia o, più precisamente l’affinità, umana a guidare questa teoria non il calcolo matematico.
Lo stesso rombo è opposto al quadrato ad angoli arrotondati e l’ottagono al tronco di cono. Sono quest’ultime forme veramente opposte? Ricordiamoci la domanda corretta: “Suscitano sensazioni psicologiche opposte?”
Che dal poligono si passi all’adiacente cerchio è invece in linea anche con il concetto matematico delle forme come mostra il principio matematico che afferma “un cerchio è un poligono di lati infiniti”.
Il quadrato può prendere due strade, verso il cerchio, arrotondando gli spigoli o verso il triangolo, smussandoli. Così il triangolo, vedete. Troncandogli la punta o aggiungendone un’altra. Forme adiacenti.
Come usare questa ruota? Semplice: per esprimere concetti di similitudine od opposizione, per cercare o eliminare equilibrio compositivo, per abbinare caratteri tipografici e per abbinare titoli e testo principale. In un unico concetto: per creare armonie di forme.
Psicologia delle forme, ulteriori aspetti
Qualità delle forme: finora abbiamo parlato di questo. E la quantità? E le dimensioni? La disposizione? Le proporzioni? Come si vede, senza scomodare altri elementi, introduciamo alcune variabili della composizione che assieme alla forma possono produrre una quantità di risultati innumerabile.

La sensazione leggera della forma sferica che si ripete fa da contrappunto col colore nero e il giallo intenso. Copertina di David Blankenship

Un’altra armonia di forma “monocromatica” basata questa volta sul quadrato. Anche qui la ripetizione gioca un ruolo chiave. Autore Carlo Gislon

La forma come linguaggio a sé stante
Con le forme non facciamo altro che lavorare con la natura geometrica delle cose. Questo è il motivo per cui le forme – di per sé – comunicano un messaggio.
Una animazione 3D, è costituita da un numero enorme di poligoni triangolari eppure sono sufficienti a creare effetti completamente reali. Lavorare con le forme significa tornare all’essenza. Anche il disegnatore comincia con l’abbozzare delle forme geometriche prima di procedere nei dettagli.
La forma è la “matematica” dell’immagine, comporre con le forme significa ricondurre il nostro universo fisico alle leggi matematiche con le quali sembra essere scritto. In tal senso non è affatto una limitazione ma, piuttosto, una scoperta delle leggi più intime che lo governano. È il senso del “minimalismo” che non è “assenza di particolare” ma “analisi della sostanza”.



I risvolti pratici della psicologia delle forme
La grafica è arte applicata. Un libro, un catalogo, un logo ecc. non deve solo essere bello e gradevole, deve anche essere pratico. Un logo fatto di mille ghirigori, oltre a essere difficile da ricordare e identificare col prodotto è anche difficile da stampare, specie su supporti insoliti come la plastica o la tela o in dimensioni molto piccole.
Un catalogo dalla gabbia confusa fatta di tante “forme” diverse, è difficile da consultare. Un libro che non segue una gabbia, è difficile da leggere.
Confondono perché danno contemporaneamente messaggi diversi. Proprio come qualcuno che salta di palo in frasca mentre parla.
Un design basato sulle forme propone anche dei vantaggi strettamente tecnici: potrà usare tinte piatte e colori vivi (colori speciali, come ad esempio quelli metallici), potrà avvalersi della grafica vettoriale (un tipo di rappresentazione delle immagini completamente scalabile definito matematicamente).
Basarsi su un graphic design che usa forme geometriche di base aggiunge, oltre al carattere artistico, funzionalità, e praticità e permette di associare precisi significati psicologici.
Il carattere psicologico delle forme, un riepilogo
Proprio come i colori hanno, nella realtà comune, un significato intrinseco: azzurro – spiritualità, rosso – impeto e forza; giallo – entusiasmo, vivacità ecc., così le forme vengono associate a significati e immagini comuni.
Perciò concludiamo con una sintesi delle associazioni psicologiche più comunemente associate alle forme di base.
Cerchio, sfera. Spiritualità, pensiero, etica, perfezione, leggerezza.
Quadrato, cubo. Solidità, affidabilità, coerenza.
Triangolo, piramide. Contrasto, violenza, decisione, potere.
Rettangolo, parallelepipedo. Slancio, dinamismo, continuità, stabilità, uniformità.
Sicuramente avrai già letto di queste associazioni psicologiche ma, come hai visto, questo articolo si è spinto molto oltre in modo che tu stesso possa creare le giuste associazioni, le giuste armonie o i consapevoli contrasti.
Ricordati di condividere l'articolo se ti è piaciuto:
Sullo stesso argomento:
© Carlo Gislon – Se vuoi usare gli articoli del mio blog cita l’autore (Carlo Gislon) e inserisci un link al mio articolo originale. Fare altrimenti viola le leggi sul copyright e può essere perseguito legalmente. Articoli copiati possono essere facilmente rintracciati.