“Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”. Così si dice. Mah… studiare una vita intera per cercare la bellezza per poi concludere che la bellezza non esiste… è un tantino deludente. Esiste “il bello” o esiste solo “ciò che piace”? In questo articolo proviamo a dipanare il dilemma filosofico…
Definizione di bellezza
Per non inventare la ruota una seconda volta, ho cercato umilmente il significato della parola su un dizionario. Il Treccani on line propone, in una frase di Dante Alighieri, una spiegazione semplice e chiara di bellezza:
“Un’impressione esteticamente gradevole: quella cosa dice l’uomo essere bella cui le parti debitamente si rispondono, per che de la loro armonia resulta piacimento” (Dante Alighieri)
“Parti che debitamente si rispondono così che ne risulti armonia…” bene, ma i più ostinati potrebbero difendersi sostenendo che anche l’armonia è una cosa soggettiva.
Pensate basti così poco per mettermi in difficoltà? Ho subito pronta una contromossa.
La bellezza va oltre il gusto personale. Alcune prove
Se ci pensi, opere sono sopravvissute ai secoli, conservate ostinatamente per qualche strana ragione: scritti, monumenti, statue, pitture, architetture, perfino paesaggi. Anche diversi lavori moderni sono già patrimonio culturale.
Deve esserci perciò un filo conduttore, qualcosa che supera il gusto personale e che ci mette tutti d’accordo tanto da decidere che certe opere vadano conservate a qualsiasi costo.
Dal lato opposto, altre sono cadute nel dimenticatoio o abbattute dalle ruspe pur piacendo molto a qualcuno. Che la mancanza di bellezza abbia qualcosa a che vedere anche con questo?
La bellezza è scienza e duro lavoro
Filosofi, letterati e persino religiosi si sono dibattuti e si dibattono tuttora sul concetto di bellezza. Il rischio di inoltrarsi in un ginepraio dal quale non poter più uscirne è quasi una certezza.
Ma ho fatto una giravolta e mi sono liberato con disinvoltura da mille spiegazioni sfruttando il nostro amico Dante con la sua semplice definizione e ora voglio dimostrare la sua tesi: che l’armonia citata e la bellezza non sono affatto questioni personali.
Il soggetto è in realtà chiaramente codificato. La teoria del colore proviene dal fisico Newton, la proporzione aurea è una precisa proporzione geometrica, la prospettiva è un calcolo matematico. Le regole della composizione (che so: la regola dei terzi, bilanciamento, spazio bianco, ripetizione…), la scala e le armonie musicali sono soggetti di insegnamento ben classificati.
Studiare questa montagna di informazioni tanto da poterle applicare e produrre semplice bellezza, è un duro lavoro, il più difficile al mondo, questo è certo ma dimostra che la “scienza della bellezza” esiste ed è disponibile.
Non conosco cosa sia bello ma so cosa mi piace…
Un’affermazione che può dimostrare una buona sicurezza in sé stessi, il che non è da buttare ma spesso detta lasciando intendere che non occorra saper riconoscere cos’è il bello.
Un’opera d’arte può piacere o non piacere. Per l’artista o per il grafico questo non è il problema. Vi è armonia tra i suoi elementi? Questo è il problema.
Un’opera classica, una rinascimentale, una impressionista o cubista o razionalista… tutta questa bellezza ha un unico filo conduttore: l’armonia così come nella nostra definizione iniziale, così come nella citazione del Dante Alighieri.
Forme, colori, parole suoni nella perfetta relazione spazio-temporale… È questa la bellezza? Sembrerebbe di sì. Se non altro perché la spiegazione funziona.
Pensate poi che il concetto di “armonia” può estendersi oltre l’opera stessa e può essere inteso in relazione alla storia, all’ambiente, alle dinamiche culturali.
Ad alcuni può piacere un’auto dalla linea sportiva moderna, ad altri può piacere un’auto dalla linea sportiva anni ’60. Questi sono “i gusti”. Ma è bello ciò che è bello (non ciò che piace), ed entrambe sono belle perché armoniche nei loro elementi.
Per questo chi conosce la bellezza, collezionerà (beato lui se può) sia l’auto moderna che quella anni ’60, sia il dipinto barocco che quello impressionista. Non si ferma a “ciò che piace” ma sa comprendere i valori profondi ed inserirli in un contesto storico, sociale o culturale.
Può piacere un edificio dalle forme estranee dall’architettura del territorio e dal paesaggio, una macchia di cemento colorato in mezzo alla campagna… a molti piace ma si armonizza col paesaggio, con la sua storia, coi valori sociali del lugo e coi suoi stessi elementi?
La cosa interessante è che perfino il profano, prima o poi, fiuterà qualcosa che non va. È un buon segno, sta cominciando a comprendere la bellezza. Ma è tardi per rimediare. Tutto perché “sapeva solo ciò che gli piace”.
L’originalità ha ucciso la bellezza?
Una generazione ossessionata dall’originalità, come la nostra, ha dimenticato la bellezza. La creatività e l’originalità non sono veri sinonimi né di arte, né di bellezza.
Pur ammettendo che esse siano ingredienti di tantissime opere artistiche, non sono elementi indispensabili al bello e all’arte.
Ce ne vuole a osare dire questo… eppure provate a pensare alla bellezza dei nostri borghi storici: case quasi identiche, tecniche costruttive ripetute e ripetute, stessi materiali, stessi colori….
Pensate al dipinto e alle immagini qui sopra. Pensate alla bellezza della natura, che non può ammettere disarmonie dovendo cercare nell’equilibrio la sopravvivenza. Quante volte restiamo incantanti dal paesaggio, dalle montagne, dai boschi, dai fiumi, dal mare… Eppure è un ripetersi di forme e di schemi.
Ossessionati dall’originalità, dimentichiamo l’arte. È un po’ il nostro periodo: hanno ripetuto a tutti che che per essere artisti basta avere delle idee. Scemenze.
È più vero il contrario: si può essere artisti senza alcuna originalità.
“Libera l’artista che è in te”. No. Non c’è nessun artista in te se non hai sudato a studiare arte, bellezza e ad esercitarti. Se vuoi produrre arte o ispirarti all’arte, devi conoscere ciò che è bellezza. Ed è un duro lavoro il solo scoprirlo, figuriamoci l’applicazione…
Tutti possono produrre “idee”, anche ottime idee. La capacità di metterle in pratica è invece cosa da pochi, da persone che hanno dedicato una vita intera alla ricerca della bellezza.
Bellezza: l’armonia sembra essere tutto e sembra essere tutto qui.
L’autore
Carlo Gislon – graphic designer, da trent’anni realizza progetti grafici e impagina libri e riviste per autori ed editori. Nel suo blog Segno positivo propone suggerimenti, fatti e opinioni. Articoli originali, esaustivi, frutto di ricerca e passione
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È bello ciò che è bello
“Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”. Così si dice. Mah… studiare una vita intera per cercare la bellezza per poi concludere che la bellezza non esiste… è un tantino deludente. Esiste “il bello” o esiste solo “ciò che piace”? In questo articolo proviamo a dipanare il dilemma filosofico…
Definizione di bellezza
Per non inventare la ruota una seconda volta, ho cercato umilmente il significato della parola su un dizionario. Il Treccani on line propone, in una frase di Dante Alighieri, una spiegazione semplice e chiara di bellezza:
“Un’impressione esteticamente gradevole: quella cosa dice l’uomo essere bella cui le parti debitamente si rispondono, per che de la loro armonia resulta piacimento” (Dante Alighieri)
“Parti che debitamente si rispondono così che ne risulti armonia…” bene, ma i più ostinati potrebbero difendersi sostenendo che anche l’armonia è una cosa soggettiva.
Pensate basti così poco per mettermi in difficoltà? Ho subito pronta una contromossa.
La bellezza va oltre il gusto personale. Alcune prove
Se ci pensi, opere sono sopravvissute ai secoli, conservate ostinatamente per qualche strana ragione: scritti, monumenti, statue, pitture, architetture, perfino paesaggi. Anche diversi lavori moderni sono già patrimonio culturale.
Deve esserci perciò un filo conduttore, qualcosa che supera il gusto personale e che ci mette tutti d’accordo tanto da decidere che certe opere vadano conservate a qualsiasi costo.
Dal lato opposto, altre sono cadute nel dimenticatoio o abbattute dalle ruspe pur piacendo molto a qualcuno. Che la mancanza di bellezza abbia qualcosa a che vedere anche con questo?
La bellezza è scienza e duro lavoro
Filosofi, letterati e persino religiosi si sono dibattuti e si dibattono tuttora sul concetto di bellezza. Il rischio di inoltrarsi in un ginepraio dal quale non poter più uscirne è quasi una certezza.
Ma ho fatto una giravolta e mi sono liberato con disinvoltura da mille spiegazioni sfruttando il nostro amico Dante con la sua semplice definizione e ora voglio dimostrare la sua tesi: che l’armonia citata e la bellezza non sono affatto questioni personali.
Il soggetto è in realtà chiaramente codificato. La teoria del colore proviene dal fisico Newton, la proporzione aurea è una precisa proporzione geometrica, la prospettiva è un calcolo matematico. Le regole della composizione (che so: la regola dei terzi, bilanciamento, spazio bianco, ripetizione…), la scala e le armonie musicali sono soggetti di insegnamento ben classificati.
Studiare questa montagna di informazioni tanto da poterle applicare e produrre semplice bellezza, è un duro lavoro, il più difficile al mondo, questo è certo ma dimostra che la “scienza della bellezza” esiste ed è disponibile.
Non conosco cosa sia bello ma so cosa mi piace…
Un’affermazione che può dimostrare una buona sicurezza in sé stessi, il che non è da buttare ma spesso detta lasciando intendere che non occorra saper riconoscere cos’è il bello.
Un’opera d’arte può piacere o non piacere. Per l’artista o per il grafico questo non è il problema. Vi è armonia tra i suoi elementi? Questo è il problema.
Un’opera classica, una rinascimentale, una impressionista o cubista o razionalista… tutta questa bellezza ha un unico filo conduttore: l’armonia così come nella nostra definizione iniziale, così come nella citazione del Dante Alighieri.
Forme, colori, parole suoni nella perfetta relazione spazio-temporale… È questa la bellezza? Sembrerebbe di sì. Se non altro perché la spiegazione funziona.
Pensate poi che il concetto di “armonia” può estendersi oltre l’opera stessa e può essere inteso in relazione alla storia, all’ambiente, alle dinamiche culturali.
Ad alcuni può piacere un’auto dalla linea sportiva moderna, ad altri può piacere un’auto dalla linea sportiva anni ’60. Questi sono “i gusti”. Ma è bello ciò che è bello (non ciò che piace), ed entrambe sono belle perché armoniche nei loro elementi.
Per questo chi conosce la bellezza, collezionerà (beato lui se può) sia l’auto moderna che quella anni ’60, sia il dipinto barocco che quello impressionista. Non si ferma a “ciò che piace” ma sa comprendere i valori profondi ed inserirli in un contesto storico, sociale o culturale.
Può piacere un edificio dalle forme estranee dall’architettura del territorio e dal paesaggio, una macchia di cemento colorato in mezzo alla campagna… a molti piace ma si armonizza col paesaggio, con la sua storia, coi valori sociali del lugo e coi suoi stessi elementi?
La cosa interessante è che perfino il profano, prima o poi, fiuterà qualcosa che non va. È un buon segno, sta cominciando a comprendere la bellezza. Ma è tardi per rimediare. Tutto perché “sapeva solo ciò che gli piace”.
L’originalità ha ucciso la bellezza?
Una generazione ossessionata dall’originalità, come la nostra, ha dimenticato la bellezza. La creatività e l’originalità non sono veri sinonimi né di arte, né di bellezza.
Pur ammettendo che esse siano ingredienti di tantissime opere artistiche, non sono elementi indispensabili al bello e all’arte.
Ce ne vuole a osare dire questo… eppure provate a pensare alla bellezza dei nostri borghi storici: case quasi identiche, tecniche costruttive ripetute e ripetute, stessi materiali, stessi colori….
Pensate al dipinto e alle immagini qui sopra. Pensate alla bellezza della natura, che non può ammettere disarmonie dovendo cercare nell’equilibrio la sopravvivenza. Quante volte restiamo incantanti dal paesaggio, dalle montagne, dai boschi, dai fiumi, dal mare… Eppure è un ripetersi di forme e di schemi.
Ossessionati dall’originalità, dimentichiamo l’arte. È un po’ il nostro periodo: hanno ripetuto a tutti che che per essere artisti basta avere delle idee. Scemenze.
È più vero il contrario: si può essere artisti senza alcuna originalità.
“Libera l’artista che è in te”. No. Non c’è nessun artista in te se non hai sudato a studiare arte, bellezza e ad esercitarti. Se vuoi produrre arte o ispirarti all’arte, devi conoscere ciò che è bellezza. Ed è un duro lavoro il solo scoprirlo, figuriamoci l’applicazione…
Tutti possono produrre “idee”, anche ottime idee. La capacità di metterle in pratica è invece cosa da pochi, da persone che hanno dedicato una vita intera alla ricerca della bellezza.
Bellezza: l’armonia sembra essere tutto e sembra essere tutto qui.
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