Carlo Gislon |
24 Settembre 2023
Come scrivere un indice generale
Come si scrive l'indice di un libro, di una rivista, di un catalogo o di un manuale? Usciamo dai soliti schemi e vediamo come dare un po' di stile senza sacrificare la chiarezza
Carlo Gislon – graphic designer è attivo da trent’anni nella grafica editoriale e pubblicitaria. Nel suo blog Segnopositivo propone suggerimenti, esperienze e opinioni tramite articoli originali, esaustivi, frutto di ricerca, studio e passione
In questo articolo:
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L’indice è naturalmente una parte fondamentale del libro e non è un elemento così scontato come può apparire. Ha avuto uno sviluppo travagliato che comincia con gli scritti manuensi e si accende con la stampa.
I primi libri non avevano alcun tipo di indice ma veniva tutt’al più creato dal lettore stesso con propri personali appunti. In molti casi venivaosteggiato in quanto sembrava rappresentare un volgare surrogato dell’opera stessa.
La fondazione di associazioni come la storica “Society of Indexers“, che non andremo a scomodare ulteriormente, prova l’importanza di questo elemento nella letteratura.
Tratterò quello che in genere viene chiamato indice generale o sommario (forse è questo il termine più corretto in quanto propone una visione sommaria, appunto, dei contenuti) dal punto di vista grafico, tipografico e della sua struttura.
Accennerò brevemente all’indice analitico, quello che gli anglosassoni chiamano semplicemente index – indice, quello che compare alla fine dei volumi. Non per superficialità ma semplicemente perché meriterebbe una trattazione tutta sua.
Indice generale. Premessa
Se pensi esista un unico modo di scrivere un indice generale rimarrai intrappolato nei soliti cliché.
Se, all’opposto, sei ansioso di essere creativo a tutti i costi, finisci per scopiazzare qualche “genio del graphic design” dimenticandoti che i veri creativi non copiano mai… rubano.
L’indice dimostra che la progettazione grafica non è frivolezza né tantomeno caos (vedi: Impaginazione professionale. Segreti e subdoli trucchetti).
Nei contenuti, l’indice generale ricalca i titoli dei capitoli e delle altre sezioni che si decide di inserirvi. Titoli interessanti si rifletteranno in un indice interessante che può quindi diventare un importante strumento per promuovere la lettura del libro.
Se al contenuto aggiungiamo anche una buona grafica, è facile capire come l’indice possa costituire un elemento tutt’altro che secondario.
La sua rappresentazione offre filo da torcere anche ai grafici più bravi perché è proprio nel progettare le cose più semplici che si mette a dura prova la capacità di creare pagine interessanti.
Certo, esistono indicazioni, limiti tra i quali muoversi. Limiti dettati dall’editore o dall’istituzione per la quale stiamo componendo il manoscritto.
A volte questi criteri vengono messi a disposizione dal committente ma a volte sono lasciati principalmente al caso. In ogni modo è meglio almeno conoscere i principi che sono universalmente accettati.
Scrivere un indice. Aspetti generali
L’indice generale va posto all’inizio del volume
D’accordo, tale istruzione non sembra una “genialata” ma la sua inclusione era così essenziale che non me la sono sentita di escluderla.
Come tutte le regole che si rispettino ha delle eccezioni. Alcune volte, infatti, l’indice si trova alla fine. Succede nei libri dalla struttura semplice e dove non sia fondamentale balzare da un punto all’altro come in un manuale.
Ad ogni modo, l’inizio è la sua posizione più logica, dove ci si aspetta di trovarlo, dove è più utile.
In questo modo funge anche da introduzione, da anteprima e orientamento ai contenuti.
Per essere meno banali, andrebbe dopo la pagina di colophon (le indicazioni di stampa, di copyright e “tecniche” poste a inizio libro) o dopo quella del frontespizio e dell’occhiello se presente (la pagina del titolo interna).
Può essere messo dopo le prime dediche se queste ci sono. Dovrebbe seguire la premessa (perché essa non è argomento del volume ma un preambolo) e precedere l’introduzione che di fatto, invece, è parte del contenuto vero e proprio.
L’indice dovrebbe elencare ciò che si trova dopo di esso e nulla di ciò che si trova prima.
Ottimi approfondimenti possono essere trovati nel volume Il Nuovo Manuale di Stile, Ed. Zingarelli oppure vedi il mio articolo: Struttura del libro. Guida all’organizzazione dei contenuti.
L’indice contiene almeno i capitoli principali
Il livello di dettaglio dell’indice è frutto di una valutazione dell’editore o dell’autore.
Deve essere molto preciso nei casi in cui si presume il lettore pretenda di trovare un esatto capitolo o addirittura un determinato paragrafo.
In una rivista è sufficiente indicare articoli e rubriche. In un manuale tecnico non basta, vanno indicati i singoli paragrafi.
In una tesi di laurea si dovrebbe essere altrettanto meticolosi. In un romanzo si potrebbero indicare solo le parti principali ma spesso tale genere non presenta alcun indice.
Per rimandi ancor più dettagliati si ricorre all’indice analitico o ad indici aggiuntivi (delle immagini, delle tabelle, dei nomi…).
Usare sistemi automatici per scrivere un indice
I programmi di impaginazione e di scrittura migliori creano la struttura dell’indice in modo semi-automatico. Approfittane, i vantaggi sono molteplici:
- L’indice riporterà la giusta pagina e al cambiare del contenuto si aggiornerà al nostro comando.
- L’indice si trasforma in strumento di verifica della corretta gerarchia dei contenuti.
- L’indice diventa uno strumento per il controllo del lavoro mettendo in rilievo eventuali discrepanze interne.
- Si potranno creare delle versioni digitali (Pdf ed Epub) più efficienti.
Altri tipi di indice
Come accennato, non esiste solo l’indice generale. Potremmo valutare l’inserimento di un indice per le immagini quando esse non siano puramente decorative.
Allo stesso modo potremmo includere un indice delle tabelle, o un indice dei nomi quando dei personaggi o degli autori sono di importanza fondamentale nel contesto trattato, ad esempio in un volume storico.
Menzione particolare va all’indice analitico che è un indice in ordine alfabetico elencante nomi o parti di testo e i rispettivi numeri di pagina.
Va usato in una pubblicazione complessa o quando nomi e argomenti di rilievo si trovano in diverse parti del libro e pertanto non sia possibile includerli in un indice iniziale.
In definitiva, quali e quante voci inserire in un indice analitico è una scelta. Una scelta ponderata avendo in mente soprattutto il nostro lettore e il nostro messaggio generale.
È storicamente il vero e proprio Indice. Frutto di uno sviluppo di secoli volto a risolvere i problemi di catalogazione dei contenuti divenuti sempre più importanti e difficili da consultare nel corso dei secoli.
Il ‘sommario’
È un indice un po’ più “evoluto”. Oltre al titolo include una breve descrizione, sommaria appunto, del contenuto di rimando. Di solito si usa nelle riviste. Così almeno lo intendo io ed alcuni editori.
Questo non significa vada usato –solo– nelle riviste. Magari potresti essere un dei primi a utilizzarlo in un libro come un saggio o in un manuale. Chissà… o magari ti rubo l’idea e lo faccio io!
A volte il termine si usa come semplice sinonimo dell’indice generale o dell’inglese table of contents. Non è concettualmente scorretto: i titoli costituiscono infatti una rappresentazione sommaria del contenuto.
Indici per il web e pubblicazioni digitali
Anche le pagine web, quando complesse hanno un indice. Vedi il semplice indice di questa stessa pagina ad esempio.
Le pubblicazioni digitali, diciamo soprattutto i Pdf e il formato Epub, dovrebbero avere un indice interattivo.
Sarebbe infatti sciocco e pigro non sfruttare uno dei punti di forza della pubblicazione digitale: collegamenti che permettono di balzare in un attimo da un punto all’altro del volume.
Il Pdf mette a disposizione due indici: i segnalibri e i collegamenti. Quest’ultimi consentono di assegnare a ogni parte del libro digitale un link interno o esterno.
…Google e altri motori di ricerca
I motori di ricerca sono forse gli indici più sofisticati che esistano. Quando si naviga sul web non si naviga… sul web ma si sfoglia un indice, quello di Google di solito, il suo motore di ricerca è il più usato. Un motore di ricerca –è– un indice.
Ovviamente tale spiegazione non ha una diretta importanza nella stesura del libro ma mi sembrava doveroso menzionarlo, giusto per afferrare meglio l’estensione e l’importanza del soggetto.
Voci numerate
Quando i titoli dei capitoli e dei paragrafi (o sottocapitoli, chiamateli come volete) all’interno del volume sono numerati, anche l’indice deve riportare il rispettivo numero.
Già, e per non rischiare di dimenticare un piccolo particolare: il titolo riportato in indice deve essere il medesimo di quello all’interno, numeri compresi.
Chi l’avrebbe mai detto. Scusate l’ovvietà ma forse non è per tutti tanto ovvio o forse si potrebbe pensare sia possibile una scorciatoia più approssimativa. Non è possibile.
Esempi di indice
Fatti salvi e tenuti ben in conto tali principi, possiamo da qui in avanti muoverci con una certa creatività senza fare figuracce.
La cosa migliore a questo punto, dal punto di vista di chi legge l’articolo, è discutere in maniera ragionata su alcuni esempi di indice. Procediamo concentrandoci sull’indice iniziale.
In questi esempi lasceremo in pace gli altri tipi di indice come l’indice delle immagini, l’indice delle tabelle o l’indice analitico. Magari li tratteremo in un prossimo articolo.
Esempi di indice centrato
All’inizio dell’articolo avete già visto un esempio di indice “classico”, allineato a sinistra. Ben fatto ma non molto personale.
Gli indici centrati aggiungono un “gusto classico” e offrono un senso di semplicità e purezza notevole, introducono con eleganza e poca invadenza il testo a seguire.
Nell’esempio che segue, vediamo l’indice centrato per una rivista dal semplice layout. È un modo molto pratico per uscire dal solito cliché dell’allineamento sinistro.
Indici “illustrati”
Nella prossima immagine è rappresentato l’indice per un’altra rivista. Completamente diverso come si vede rispetto al precedente. Questione di scelte di stile e di progettazione grafica.
Nelle riviste troviamo in effetti gli indici più creativi, indici che spesso ricorrono a immagini e artifici grafici per creare interesse e contrasti.
Troviamo anche delle anticipazioni dei contenuti e in tal caso sarebbe piò opportuno chiamarli “sommari”, vista la loro funzione aggiuntiva di fornire un’anteprima del contenuto.
Le riviste contengono quasi sempre un sommario perché non si leggono di solito in sequenza. A volte il termine “indice” e “sommario” vengono usati come sinonimo ma sarebbe semanticamente scorretto.
Le riviste trattano argomenti spesso molto diversi e scollegati tra loro e il lettore vuole essere libero di muoversi come gli pare.
Come si capisce facilmente, l’indice di un volume che si legge in sequenza (un romanzo ad esempio) e l’indice per un lavoro dove si richiede di balzare da un punto all’altro a piacimento (una rivista ad esempio) vanno approcciati in modo diverso.
Indici… complicati
Facendo un bel balzo, potremmo dover realizzare l’indice per un manuale. L’indice per tali contenuti non può essere breve.
In una guida, in un manuale, in un libro di scuola, in un trattato scientifico, in una tesi di laurea, l’indice è vitale. Se troppo scarno renderà inutilizzabile il volume.
Anche l’indice di un saggio potrebbe essere piuttosto dettagliato, non quanto un manuale ma anch’esso è fatto per “insegnare” e l’indice servirà per tornare, in modo rapido, sui paragrafi e sui capitoli che ci interessano di più.
Indici “particolari”
Questo rappresentato di seguito è l’indice di un catalogo. Presenta una forte connotazione grafica e potremmo definirlo un indice un po’ particolare.
Sicuramente non possiamo creare un indice “normale” in una pubblicazione fortemente creativa o innovativa che dir si voglia. Disorienteremmo il lettore e penalizzeremo lo stile.
Conclusioni e approfondimenti
Sebbene un indice debba essere “per definizione” un elemento ben ordinato e coordinato, questo non ci vieta di essere creativi.
È possibile però se si hanno ben presenti alcuni fondamenti che penso di aver trattato qui in modo soddisfacente.
La creazione di un indice deve riflettere lo stile dell’impaginato e potremmo addirittura confondere il lettore se usassimo, come accennato, un indice banale in una pubblicazione molto creativa.
In definitiva, anche per l’indice valgono i principi della composizione grafica. E chi l’avrebbe mai detto…
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24 Settembre 2023 |
Carlo Gislon
L’indice è naturalmente una parte fondamentale del libro e non è un elemento così scontato come può apparire. Ha avuto uno sviluppo travagliato che comincia con gli scritti manuensi e si accende con la stampa.
I primi libri non avevano alcun tipo di indice ma veniva tutt’al più creato dal lettore stesso con propri personali appunti. In molti casi venivaosteggiato in quanto sembrava rappresentare un volgare surrogato dell’opera stessa.
La fondazione di associazioni come la storica “Society of Indexers“, che non andremo a scomodare ulteriormente, prova l’importanza di questo elemento nella letteratura.
Tratterò quello che in genere viene chiamato indice generale o sommario (forse è questo il termine più corretto in quanto propone una visione sommaria, appunto, dei contenuti) dal punto di vista grafico, tipografico e della sua struttura.
Accennerò brevemente all’indice analitico, quello che gli anglosassoni chiamano semplicemente index – indice, quello che compare alla fine dei volumi. Non per superficialità ma semplicemente perché meriterebbe una trattazione tutta sua.
Indice generale. Premessa
Se pensi esista un unico modo di scrivere un indice generale rimarrai intrappolato nei soliti cliché.
Se, all’opposto, sei ansioso di essere creativo a tutti i costi, finisci per scopiazzare qualche “genio del graphic design” dimenticandoti che i veri creativi non copiano mai… rubano.
L’indice dimostra che la progettazione grafica non è frivolezza né tantomeno caos (vedi: Impaginazione professionale. Segreti e subdoli trucchetti).
Nei contenuti, l’indice generale ricalca i titoli dei capitoli e delle altre sezioni che si decide di inserirvi. Titoli interessanti si rifletteranno in un indice interessante che può quindi diventare un importante strumento per promuovere la lettura del libro.
Se al contenuto aggiungiamo anche una buona grafica, è facile capire come l’indice possa costituire un elemento tutt’altro che secondario.
La sua rappresentazione offre filo da torcere anche ai grafici più bravi perché è proprio nel progettare le cose più semplici che si mette a dura prova la capacità di creare pagine interessanti.
Certo, esistono indicazioni, limiti tra i quali muoversi. Limiti dettati dall’editore o dall’istituzione per la quale stiamo componendo il manoscritto.
A volte questi criteri vengono messi a disposizione dal committente ma a volte sono lasciati principalmente al caso. In ogni modo è meglio almeno conoscere i principi che sono universalmente accettati.
Scrivere un indice. Aspetti generali
L’indice generale va posto all’inizio del volume
D’accordo, tale istruzione non sembra una “genialata” ma la sua inclusione era così essenziale che non me la sono sentita di escluderla.
Come tutte le regole che si rispettino ha delle eccezioni. Alcune volte, infatti, l’indice si trova alla fine. Succede nei libri dalla struttura semplice e dove non sia fondamentale balzare da un punto all’altro come in un manuale.
Ad ogni modo, l’inizio è la sua posizione più logica, dove ci si aspetta di trovarlo, dove è più utile.
In questo modo funge anche da introduzione, da anteprima e orientamento ai contenuti.
Per essere meno banali, andrebbe dopo la pagina di colophon (le indicazioni di stampa, di copyright e “tecniche” poste a inizio libro) o dopo quella del frontespizio e dell’occhiello se presente (la pagina del titolo interna).
Può essere messo dopo le prime dediche se queste ci sono. Dovrebbe seguire la premessa (perché essa non è argomento del volume ma un preambolo) e precedere l’introduzione che di fatto, invece, è parte del contenuto vero e proprio.
L’indice dovrebbe elencare ciò che si trova dopo di esso e nulla di ciò che si trova prima.
Ottimi approfondimenti possono essere trovati nel volume Il Nuovo Manuale di Stile, Ed. Zingarelli oppure vedi il mio articolo: Struttura del libro. Guida all’organizzazione dei contenuti.
L’indice contiene almeno i capitoli principali
Il livello di dettaglio dell’indice è frutto di una valutazione dell’editore o dell’autore.
Deve essere molto preciso nei casi in cui si presume il lettore pretenda di trovare un esatto capitolo o addirittura un determinato paragrafo.
In una rivista è sufficiente indicare articoli e rubriche. In un manuale tecnico non basta, vanno indicati i singoli paragrafi.
In una tesi di laurea si dovrebbe essere altrettanto meticolosi. In un romanzo si potrebbero indicare solo le parti principali ma spesso tale genere non presenta alcun indice.
Per rimandi ancor più dettagliati si ricorre all’indice analitico o ad indici aggiuntivi (delle immagini, delle tabelle, dei nomi…).
Usare sistemi automatici per scrivere un indice
I programmi di impaginazione e di scrittura migliori creano la struttura dell’indice in modo semi-automatico. Approfittane, i vantaggi sono molteplici:
- L’indice riporterà la giusta pagina e al cambiare del contenuto si aggiornerà al nostro comando.
- L’indice si trasforma in strumento di verifica della corretta gerarchia dei contenuti.
- L’indice diventa uno strumento per il controllo del lavoro mettendo in rilievo eventuali discrepanze interne.
- Si potranno creare delle versioni digitali (Pdf ed Epub) più efficienti.
Altri tipi di indice
Come accennato, non esiste solo l’indice generale. Potremmo valutare l’inserimento di un indice per le immagini quando esse non siano puramente decorative.
Allo stesso modo potremmo includere un indice delle tabelle, o un indice dei nomi quando dei personaggi o degli autori sono di importanza fondamentale nel contesto trattato, ad esempio in un volume storico.
Menzione particolare va all’indice analitico che è un indice in ordine alfabetico elencante nomi o parti di testo e i rispettivi numeri di pagina.
Va usato in una pubblicazione complessa o quando nomi e argomenti di rilievo si trovano in diverse parti del libro e pertanto non sia possibile includerli in un indice iniziale.
In definitiva, quali e quante voci inserire in un indice analitico è una scelta. Una scelta ponderata avendo in mente soprattutto il nostro lettore e il nostro messaggio generale.
È storicamente il vero e proprio Indice. Frutto di uno sviluppo di secoli volto a risolvere i problemi di catalogazione dei contenuti divenuti sempre più importanti e difficili da consultare nel corso dei secoli.
Il ‘sommario’
È un indice un po’ più “evoluto”. Oltre al titolo include una breve descrizione, sommaria appunto, del contenuto di rimando. Di solito si usa nelle riviste. Così almeno lo intendo io ed alcuni editori.
Questo non significa vada usato –solo– nelle riviste. Magari potresti essere un dei primi a utilizzarlo in un libro come un saggio o in un manuale. Chissà… o magari ti rubo l’idea e lo faccio io!
A volte il termine si usa come semplice sinonimo dell’indice generale o dell’inglese table of contents. Non è concettualmente scorretto: i titoli costituiscono infatti una rappresentazione sommaria del contenuto.
Indici per il web e pubblicazioni digitali
Anche le pagine web, quando complesse hanno un indice. Vedi il semplice indice di questa stessa pagina ad esempio.
Le pubblicazioni digitali, diciamo soprattutto i Pdf e il formato Epub, dovrebbero avere un indice interattivo.
Sarebbe infatti sciocco e pigro non sfruttare uno dei punti di forza della pubblicazione digitale: collegamenti che permettono di balzare in un attimo da un punto all’altro del volume.
Il Pdf mette a disposizione due indici: i segnalibri e i collegamenti. Quest’ultimi consentono di assegnare a ogni parte del libro digitale un link interno o esterno.
…Google e altri motori di ricerca
I motori di ricerca sono forse gli indici più sofisticati che esistano. Quando si naviga sul web non si naviga… sul web ma si sfoglia un indice, quello di Google di solito, il suo motore di ricerca è il più usato. Un motore di ricerca –è– un indice.
Ovviamente tale spiegazione non ha una diretta importanza nella stesura del libro ma mi sembrava doveroso menzionarlo, giusto per afferrare meglio l’estensione e l’importanza del soggetto.
Voci numerate
Quando i titoli dei capitoli e dei paragrafi (o sottocapitoli, chiamateli come volete) all’interno del volume sono numerati, anche l’indice deve riportare il rispettivo numero.
Già, e per non rischiare di dimenticare un piccolo particolare: il titolo riportato in indice deve essere il medesimo di quello all’interno, numeri compresi.
Chi l’avrebbe mai detto. Scusate l’ovvietà ma forse non è per tutti tanto ovvio o forse si potrebbe pensare sia possibile una scorciatoia più approssimativa. Non è possibile.
Esempi di indice
Fatti salvi e tenuti ben in conto tali principi, possiamo da qui in avanti muoverci con una certa creatività senza fare figuracce.
La cosa migliore a questo punto, dal punto di vista di chi legge l’articolo, è discutere in maniera ragionata su alcuni esempi di indice. Procediamo concentrandoci sull’indice iniziale.
In questi esempi lasceremo in pace gli altri tipi di indice come l’indice delle immagini, l’indice delle tabelle o l’indice analitico. Magari li tratteremo in un prossimo articolo.
Esempi di indice centrato
All’inizio dell’articolo avete già visto un esempio di indice “classico”, allineato a sinistra. Ben fatto ma non molto personale.
Gli indici centrati aggiungono un “gusto classico” e offrono un senso di semplicità e purezza notevole, introducono con eleganza e poca invadenza il testo a seguire.
Nell’esempio che segue, vediamo l’indice centrato per una rivista dal semplice layout. È un modo molto pratico per uscire dal solito cliché dell’allineamento sinistro.
Indici “illustrati”
Nella prossima immagine è rappresentato l’indice per un’altra rivista. Completamente diverso come si vede rispetto al precedente. Questione di scelte di stile e di progettazione grafica.
Nelle riviste troviamo in effetti gli indici più creativi, indici che spesso ricorrono a immagini e artifici grafici per creare interesse e contrasti.
Troviamo anche delle anticipazioni dei contenuti e in tal caso sarebbe piò opportuno chiamarli “sommari”, vista la loro funzione aggiuntiva di fornire un’anteprima del contenuto.
Le riviste contengono quasi sempre un sommario perché non si leggono di solito in sequenza. A volte il termine “indice” e “sommario” vengono usati come sinonimo ma sarebbe semanticamente scorretto.
Le riviste trattano argomenti spesso molto diversi e scollegati tra loro e il lettore vuole essere libero di muoversi come gli pare.
Come si capisce facilmente, l’indice di un volume che si legge in sequenza (un romanzo ad esempio) e l’indice per un lavoro dove si richiede di balzare da un punto all’altro a piacimento (una rivista ad esempio) vanno approcciati in modo diverso.
Indici… complicati
Facendo un bel balzo, potremmo dover realizzare l’indice per un manuale. L’indice per tali contenuti non può essere breve.
In una guida, in un manuale, in un libro di scuola, in un trattato scientifico, in una tesi di laurea, l’indice è vitale. Se troppo scarno renderà inutilizzabile il volume.
Anche l’indice di un saggio potrebbe essere piuttosto dettagliato, non quanto un manuale ma anch’esso è fatto per “insegnare” e l’indice servirà per tornare, in modo rapido, sui paragrafi e sui capitoli che ci interessano di più.
Indici “particolari”
Questo rappresentato di seguito è l’indice di un catalogo. Presenta una forte connotazione grafica e potremmo definirlo un indice un po’ particolare.
Sicuramente non possiamo creare un indice “normale” in una pubblicazione fortemente creativa o innovativa che dir si voglia. Disorienteremmo il lettore e penalizzeremo lo stile.
Conclusioni e approfondimenti
Sebbene un indice debba essere “per definizione” un elemento ben ordinato e coordinato, questo non ci vieta di essere creativi.
È possibile però se si hanno ben presenti alcuni fondamenti che penso di aver trattato qui in modo soddisfacente.
La creazione di un indice deve riflettere lo stile dell’impaginato e potremmo addirittura confondere il lettore se usassimo, come accennato, un indice banale in una pubblicazione molto creativa.
In definitiva, anche per l’indice valgono i principi della composizione grafica. E chi l’avrebbe mai detto…
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