Carlo Gislon |

11 Dicembre 2011

Come essere creativi? O meglio: come diventarlo?

L’autore

grafico Carlo GislonCarlo Gislon – graphic designer è attivo da trent’anni nella grafica editoriale e pubblicitaria. Nel suo blog Segnopositivo propone suggerimenti, esperienze e opinioni tramite articoli originali, esaustivi, frutto di ricerca, studio e passione

Come essere creativi? O meglio: come diventarlo? Cos’è –veramente– la creatività? E quali sono i “nemici” costantemente all’opera che ci impediscono di essere creativi? Qualche “domanduccia” cui proverò a rispondere in questo articolo

Tutti siamo e dobbiamo essere creativi ma non tutti riescono ad esserlo come vorrebbero. Molti pensano di non poter produrre o attuare delle buone idee.

Probabilmente dipende dal fatto che nessuno ha spiegato loro come diventare creativi. Eppure, credeteci o no, lo si diventa.

Nella foto, dei pazzi creativi che pensano di poter far volare qualcosa di più pesante dell’aria… Ridicoli!

“Essere creativo”… cosa vuol dire?

Tanti anni fa ammiravo chi faceva un lavoro come quello che faccio io adesso di graphic designer (e molti li ammiro ancora).

Ammiravo chi sapesse creare un impaginato gradevole o una composizione sorprendente o scrivere un testo che sapesse calamitare l’attenzione del lettore.

La domanda che mi facevo era fondamentgalmente sempre la stessa: da dove diavolo uscivano alla gente certe idee? Mi stavo però ponendo una domanda completamente sbagliata.

Molte persone hanno grandissime idee. Pochissime, però, hanno la capacità di metterle in pratica. La domanda giusta è perciò: come mettere in pratica le idee?

È facile definire la creatività, non c’è cosa più facile al mondo. Scusate la banale definizione che sicuramente indurrà l’esperto in “psico-qualchecosa” a deviare su qualche altra pagina web: La creatività è semplicemente originare qualcosa.

Niente paura, non voglio togliere a nessuno il diritto di filosofeggiare una vita intera per capire cosa sia la creatività, esistono milioni di pagine sul soggetto che vi permetteranno, dopo una attenta lettura, di arrivare alla stessa conclusione.

Molti sminuiscono il lavoro dei creativi (e lo fanno di solito perché non sono in grado di esserlo). Essi dicono che “in fondo non si crea mai nulla di nuovo, che è tutto frutto di insegnamenti ed esempi altrui”. Banali sciocchezze.

Questa idea è abbastanza diffusa, soprattutto tra chi è abituato a parlare di creatività ma che di creativo non sa fare nulla.

A queste persone darei in mano le 7 note e direi loro di comporre una sinfonia. Forse cambierebbero idea, ma ne dubito, hanno troppi interessi nascosti per essere liberi di pensare.

Il fatto che l’esperienza e lo studio siano determinanti nel risultato creativo è assolutamente vero e direi banale a dirsi ma ciò non dimostra che il risultato finale non possa essere nuovo.

Il creativo, o colui che vuole esserlo o che deve esserlo, si scontra con molti ostacoli. Per questo è facile distinguere un creativo: di solito conduce una vita infernale.

In apparenza ha una vita più agiata chi, invece, lavora in campi “non-creativi”. Mi vengono in mente dottori, avvocati, notai, contabili, bancari, impiegati, operai.

Arrivano a più facilmente a un lavoro serio e stabile, si “sistemano” prima, hanno molte certezze e così via.

Ma non avranno mai la possibilità di assaporare l’enorme gioia e soddisfazione di chi riesce a creare una nuova attività commerciale o ad avere successo come artista.

Però ammetto che è dura arrivare a quel punto. Perlomeno bisogna conoscere molto, molto bene chi sono in nemici della creatività.

Eccoli qui, scovati uno ad uno, nonostante tutti i loro abili travestimenti.

Nemico numero 1: l’incompetenza

Questa affermazione è scomoda per il creativo, è la più difficile da ammettere, come tutto ciò che dipende da noi stessi. Per questo la metto per prima.

Ma la metto per prima anche perché è l’ostacolo allo stesso tempo più grande e più mis-conosciuto.

Direi anzi che “gira un po’ l’idea” che il creativo è di solito una specie di sballato incompetente con qualche psicosi a seguito. La cosa più triste è che perfino molti artisti lo pensano.

Oppure c’è un altra idea comune che associata alla creatività quella della mente ingenua e pura del bambino. Che tristezza!

La cosa che miete più vittime nella battaglia per la creatività è la mancanza di competenza tecnica. Thomas Edison ha affermato che “La creatività è 1% ispirazione e 99% sudore”.

Anche Picasso ha detto una frase a proposito molto acuta e divertente “L’ispirazione esiste ma deve trovarti già al lavoro”.

Ma la citazione più bella per me è quella di un pittore americano del ‘900 molto noto nel suo paese forse meno in Italia che dice: “L’ispirazione è per dilettanti. Noi altri ci alziamo e andiamo al lavoro” — Chuck Close.

Ricordo dei miei bravi allievi che si arrabbiavano perché non riuscivano a creare una buona composizione o ad ottenere certi risultati col programma di fotoritocco.

Non passava loro per la testa che semplicemente non erano preparati ancora a sufficienza nell’uso degli strumenti e delle tecniche coinvolte.

Studio, studio, studio, pratica, pratica, pratica, raccolta informazioni, tentativi. Non ci sono scorciatoie.

Se non riesci ad essere creativo come vorresti, in nove casi su dieci non hai abbastanza preparazione tecnica o informazioni.

Una socità che non inisiste sulle capacità tecniche e pratiche e il duro lavoro non produrrà dei grandi creativi ma magari produrrà degli “sballatti con qualche psicosi a seguito”.

Best billboard
La mano che afferra la birra da dietro, un’illusione tridimensionale. L’idea è ottima ma come fai a realizzare l’effetto se non sai padroneggiare la fotografia e il fotoritocco? Fonte: Web

Nemico numero 2: il giudizio altrui

La paura delle brutte figure, la paura di sbagliare, la paura dei commenti negativi, la paura di essere giudicati, la paura che il proprio lavoro sia rifiutato, sono espressioni di un altro nemico della creatività.

Puoi essere potenzialmente un grande artista o un precursore di nuove tendenze mondiali ma se temi il giudizio del prossimo sei fregato.

Il creativo vero quando fa qualcosa è disposto ad accettare qualsiasi giudizio altrui, è pronto a tenerlo in considerazione ma è pronto anche a rifiutarlo decisamente.

“Ok, la prossima volta farò meglio”, oppure “non sono assolutamente d’accordo col tuo giudizio” oppure “me ne fotto del tuo giudizio”. Sono tutti buoni atteggiamenti.

Come niente fosse, il creativo continua tranquillo sul suo lavoro. Dispone di tonnellate di autodeterminazione.

A dire il vero è normale non essere compresi quando si realizza qualcosa di nuovo, sarebbe strano il contrario.

Le persone che fanno critiche o osservazioni a chi cerca di intraprendere una nuova iniziativa o a chi sta producendo un prodotto d’arte, di solito non lo fanno affatto per il vostro bene.

Tenetelo ben presente: queste persone stanno parlando dei –loro– fallimenti, non del vostro. I critici sono spesso artisti falliti o una casta di sacerdoti che crede di avere il monopolio di stabilire cos’è l’arte.

Chi ha successo in qualcosa, sente la voglia di incoraggiare anche gli altri a provarci. Pensate che il dare retta a qualche fallito vi possa giovare?

Circondatevi di persone positive, che vogliono spingervi in alto non in basso. Circondatevi di gente che vuole il bene del prossimo non di chi, con la scusa di insegnare, vuole solo difendere il suo status e abbassare il vostro.

Il fatto stesso che le critiche pongano eccessiva attenzione al lato negativo, agli errori, ai fallimenti, rappresenta un freno e le rende inutile di per sé stesse.

Nemico numero 3: eccessiva originalità

Si potrebbe pensare il contrario ma in realtà anche i lavori più strani o le idee più originali, perfino in campi non artistici, mantengono un collegamento con la realtà.

Molti artisti per affermarsi hanno avuto bisogno di molti anni in modo da diventare un pochino familiari, quel tanto da essere compresi.

In molti casi questo è successo molti anni dopo la morte dell’artista, quando la società era pronta a comprendere il suo lavoro.

Certo, cerchiamo di fare un po’ prima… Chi rimane incompreso fallisce anche se può bearsi di essere un tipo brillante.

L’artista deve comunicare, l’imprenditore deve vendere. Deve perciò fare i conti col prossimo perlomeno se vuole sostenersi economicamente.

Non serve incolpare altezzosamente la “poca cultura della massa”. È necessario gettare un ponte, una scaletta di corda, un salvagente almeno dove il pubblico può aggrapparsi.

Nemico numero 4: la scarsa originalità

Il quarto nemico è essere poco originali. L’artista ha una missione, come ho letto una volta, mi sembra una frase del filosofo americano Ron Hubbard “l’artista è colui che crea nuove realtà”.

Questo è l’obiettivo fondamentale di tutti quelli che operano nelle arti ma vale anche per le persone che “creano” in senso generale. Stanno producendo “nuove realtà”.

Questa è la missione di fondo. E non pensate che queste realtà rimangano “solo” nella mente delle persone. Esse si riflettono negli usi e costumi della società e la possono cambiare radicalmente (vedasi Rinascimento).

Così il creativo è colui che per primo immagina una società migliore. Bloccate queste persone e la società subirà un declino.

In una società decadente gli sforzi creativi ed artistici stanno venendo censurati o la maggioranza degli artisti e dei creativi sono persone capaci ormai solo di creare realtà peggiori.

In una società decadente al creativo viene appiccicata l’immagine di pazzo o al massimo, di “simpaticone originale”.

Osservate gli stati più poveri al mondo e osserverete società dove ai creativi e alla gente in generale, vengono continuamente tarpate le ali.

Un buon esercizio che rimedia la scarsa originalità è il brainstorming. La puoi trovare spiegata in questo mio articolo.

Nemico numero 5: arrendersi alla realtà

Il quinto nemico è arrendersi alla realtà. Per un artista una palla non è necessariamente rotonda, il Sole non è per forza giallo, l’erba non nasce per forza sul terreno, una storia non si racconta dall’inizio…

E se pensate che non sia così pensate a una palla da calcio bucata, al sole al tramonto o coperto dalla foschia, all’erba che cresce sul tetto o sugli alberi, a certi racconti che partono dalla fine (flashback).

L’artista sa rovesciare, piegare, distorcere e colorare a piacimento l’universo. E, che strano, quando lo fa le cose appaiono ancora più naturali. Il “creativo” ha in realtà una capacità superiore di osservare la realtà per quello che è.

Per un imprenditore le persone non devono per forza guidare le stesse automobili, non devono per forza vestirsi allo stesso modo, non si deve per forza costruire in quella maniera o usare quei materiali.

Per qualche pazzo un oggetto più pesante dell’aria avrebbe potuto volare, per altri altrettanto pazzi, si poteva comunicare istantaneamente con l’altra parte del mondo.

Robe da manicomio. No, robe da creativi.

Conclusioni

Penso avrai capito che la creatività non è qualcosa di sconnesso dalla realtà, poco concreta, frutto di frivola immaginazione.

Tutte le cose, anche le più familiari, come gli strumenti che ogni giorno usiamo, sono frutto dei sogni più arditi.

Anche le invenzioni più materiali e puzzolenti come… il motore Diesel sono il prodotto di qualcuno con “la testa per aria”.

Stai sicuro che ci sarà stato qualcuno che avrà dato del pazzo a chi guidava le prima auto spaventando a morte i cavalli delle carrozze attorno.

E ancora, stai sicuro, ci sarà qualcuno che proporrà la sua “bandiera rossa”* per tenere a cuccia il creativo.

Ci sarebbero automobili se qualcuno avesse dato peso a questi “critici”, a tali “esperti”, a tali “persone coi piedi per terra e dalle buone intenzioni”?

La realtà, le cose banali e concrete di ogni giorno, sono state un tempo i sogni di qualche visionario bistrattato.

Restiamo creativi e sopravviveremo.

Come essere creativi? O meglio: come diventarlo?

11 Dicembre 2011 |

Carlo Gislon

Come essere creativi? O meglio: come diventarlo? Cos’è –veramente– la creatività? E quali sono i “nemici” costantemente all’opera che ci impediscono di essere creativi? Qualche “domanduccia” cui proverò a rispondere in questo articolo

Tutti siamo e dobbiamo essere creativi ma non tutti riescono ad esserlo come vorrebbero. Molti pensano di non poter produrre o attuare delle buone idee.

Probabilmente dipende dal fatto che nessuno ha spiegato loro come diventare creativi. Eppure, credeteci o no, lo si diventa.

Nella foto, dei pazzi creativi che pensano di poter far volare qualcosa di più pesante dell’aria… Ridicoli!

“Essere creativo”… cosa vuol dire?

Tanti anni fa ammiravo chi faceva un lavoro come quello che faccio io adesso di graphic designer (e molti li ammiro ancora).

Ammiravo chi sapesse creare un impaginato gradevole o una composizione sorprendente o scrivere un testo che sapesse calamitare l’attenzione del lettore.

La domanda che mi facevo era fondamentgalmente sempre la stessa: da dove diavolo uscivano alla gente certe idee? Mi stavo però ponendo una domanda completamente sbagliata.

Molte persone hanno grandissime idee. Pochissime, però, hanno la capacità di metterle in pratica. La domanda giusta è perciò: come mettere in pratica le idee?

È facile definire la creatività, non c’è cosa più facile al mondo. Scusate la banale definizione che sicuramente indurrà l’esperto in “psico-qualchecosa” a deviare su qualche altra pagina web: La creatività è semplicemente originare qualcosa.

Niente paura, non voglio togliere a nessuno il diritto di filosofeggiare una vita intera per capire cosa sia la creatività, esistono milioni di pagine sul soggetto che vi permetteranno, dopo una attenta lettura, di arrivare alla stessa conclusione.

Molti sminuiscono il lavoro dei creativi (e lo fanno di solito perché non sono in grado di esserlo). Essi dicono che “in fondo non si crea mai nulla di nuovo, che è tutto frutto di insegnamenti ed esempi altrui”. Banali sciocchezze.

Questa idea è abbastanza diffusa, soprattutto tra chi è abituato a parlare di creatività ma che di creativo non sa fare nulla.

A queste persone darei in mano le 7 note e direi loro di comporre una sinfonia. Forse cambierebbero idea, ma ne dubito, hanno troppi interessi nascosti per essere liberi di pensare.

Il fatto che l’esperienza e lo studio siano determinanti nel risultato creativo è assolutamente vero e direi banale a dirsi ma ciò non dimostra che il risultato finale non possa essere nuovo.

Il creativo, o colui che vuole esserlo o che deve esserlo, si scontra con molti ostacoli. Per questo è facile distinguere un creativo: di solito conduce una vita infernale.

In apparenza ha una vita più agiata chi, invece, lavora in campi “non-creativi”. Mi vengono in mente dottori, avvocati, notai, contabili, bancari, impiegati, operai.

Arrivano a più facilmente a un lavoro serio e stabile, si “sistemano” prima, hanno molte certezze e così via.

Ma non avranno mai la possibilità di assaporare l’enorme gioia e soddisfazione di chi riesce a creare una nuova attività commerciale o ad avere successo come artista.

Però ammetto che è dura arrivare a quel punto. Perlomeno bisogna conoscere molto, molto bene chi sono in nemici della creatività.

Eccoli qui, scovati uno ad uno, nonostante tutti i loro abili travestimenti.

Nemico numero 1: l’incompetenza

Questa affermazione è scomoda per il creativo, è la più difficile da ammettere, come tutto ciò che dipende da noi stessi. Per questo la metto per prima.

Ma la metto per prima anche perché è l’ostacolo allo stesso tempo più grande e più mis-conosciuto.

Direi anzi che “gira un po’ l’idea” che il creativo è di solito una specie di sballato incompetente con qualche psicosi a seguito. La cosa più triste è che perfino molti artisti lo pensano.

Oppure c’è un altra idea comune che associata alla creatività quella della mente ingenua e pura del bambino. Che tristezza!

La cosa che miete più vittime nella battaglia per la creatività è la mancanza di competenza tecnica. Thomas Edison ha affermato che “La creatività è 1% ispirazione e 99% sudore”.

Anche Picasso ha detto una frase a proposito molto acuta e divertente “L’ispirazione esiste ma deve trovarti già al lavoro”.

Ma la citazione più bella per me è quella di un pittore americano del ‘900 molto noto nel suo paese forse meno in Italia che dice: “L’ispirazione è per dilettanti. Noi altri ci alziamo e andiamo al lavoro” — Chuck Close.

Ricordo dei miei bravi allievi che si arrabbiavano perché non riuscivano a creare una buona composizione o ad ottenere certi risultati col programma di fotoritocco.

Non passava loro per la testa che semplicemente non erano preparati ancora a sufficienza nell’uso degli strumenti e delle tecniche coinvolte.

Studio, studio, studio, pratica, pratica, pratica, raccolta informazioni, tentativi. Non ci sono scorciatoie.

Se non riesci ad essere creativo come vorresti, in nove casi su dieci non hai abbastanza preparazione tecnica o informazioni.

Una socità che non inisiste sulle capacità tecniche e pratiche e il duro lavoro non produrrà dei grandi creativi ma magari produrrà degli “sballatti con qualche psicosi a seguito”.

Best billboard
La mano che afferra la birra da dietro, un’illusione tridimensionale. L’idea è ottima ma come fai a realizzare l’effetto se non sai padroneggiare la fotografia e il fotoritocco? Fonte: Web

Nemico numero 2: il giudizio altrui

La paura delle brutte figure, la paura di sbagliare, la paura dei commenti negativi, la paura di essere giudicati, la paura che il proprio lavoro sia rifiutato, sono espressioni di un altro nemico della creatività.

Puoi essere potenzialmente un grande artista o un precursore di nuove tendenze mondiali ma se temi il giudizio del prossimo sei fregato.

Il creativo vero quando fa qualcosa è disposto ad accettare qualsiasi giudizio altrui, è pronto a tenerlo in considerazione ma è pronto anche a rifiutarlo decisamente.

“Ok, la prossima volta farò meglio”, oppure “non sono assolutamente d’accordo col tuo giudizio” oppure “me ne fotto del tuo giudizio”. Sono tutti buoni atteggiamenti.

Come niente fosse, il creativo continua tranquillo sul suo lavoro. Dispone di tonnellate di autodeterminazione.

A dire il vero è normale non essere compresi quando si realizza qualcosa di nuovo, sarebbe strano il contrario.

Le persone che fanno critiche o osservazioni a chi cerca di intraprendere una nuova iniziativa o a chi sta producendo un prodotto d’arte, di solito non lo fanno affatto per il vostro bene.

Tenetelo ben presente: queste persone stanno parlando dei –loro– fallimenti, non del vostro. I critici sono spesso artisti falliti o una casta di sacerdoti che crede di avere il monopolio di stabilire cos’è l’arte.

Chi ha successo in qualcosa, sente la voglia di incoraggiare anche gli altri a provarci. Pensate che il dare retta a qualche fallito vi possa giovare?

Circondatevi di persone positive, che vogliono spingervi in alto non in basso. Circondatevi di gente che vuole il bene del prossimo non di chi, con la scusa di insegnare, vuole solo difendere il suo status e abbassare il vostro.

Il fatto stesso che le critiche pongano eccessiva attenzione al lato negativo, agli errori, ai fallimenti, rappresenta un freno e le rende inutile di per sé stesse.

Nemico numero 3: eccessiva originalità

Si potrebbe pensare il contrario ma in realtà anche i lavori più strani o le idee più originali, perfino in campi non artistici, mantengono un collegamento con la realtà.

Molti artisti per affermarsi hanno avuto bisogno di molti anni in modo da diventare un pochino familiari, quel tanto da essere compresi.

In molti casi questo è successo molti anni dopo la morte dell’artista, quando la società era pronta a comprendere il suo lavoro.

Certo, cerchiamo di fare un po’ prima… Chi rimane incompreso fallisce anche se può bearsi di essere un tipo brillante.

L’artista deve comunicare, l’imprenditore deve vendere. Deve perciò fare i conti col prossimo perlomeno se vuole sostenersi economicamente.

Non serve incolpare altezzosamente la “poca cultura della massa”. È necessario gettare un ponte, una scaletta di corda, un salvagente almeno dove il pubblico può aggrapparsi.

Nemico numero 4: la scarsa originalità

Il quarto nemico è essere poco originali. L’artista ha una missione, come ho letto una volta, mi sembra una frase del filosofo americano Ron Hubbard “l’artista è colui che crea nuove realtà”.

Questo è l’obiettivo fondamentale di tutti quelli che operano nelle arti ma vale anche per le persone che “creano” in senso generale. Stanno producendo “nuove realtà”.

Questa è la missione di fondo. E non pensate che queste realtà rimangano “solo” nella mente delle persone. Esse si riflettono negli usi e costumi della società e la possono cambiare radicalmente (vedasi Rinascimento).

Così il creativo è colui che per primo immagina una società migliore. Bloccate queste persone e la società subirà un declino.

In una società decadente gli sforzi creativi ed artistici stanno venendo censurati o la maggioranza degli artisti e dei creativi sono persone capaci ormai solo di creare realtà peggiori.

In una società decadente al creativo viene appiccicata l’immagine di pazzo o al massimo, di “simpaticone originale”.

Osservate gli stati più poveri al mondo e osserverete società dove ai creativi e alla gente in generale, vengono continuamente tarpate le ali.

Un buon esercizio che rimedia la scarsa originalità è il brainstorming. La puoi trovare spiegata in questo mio articolo.

Nemico numero 5: arrendersi alla realtà

Il quinto nemico è arrendersi alla realtà. Per un artista una palla non è necessariamente rotonda, il Sole non è per forza giallo, l’erba non nasce per forza sul terreno, una storia non si racconta dall’inizio…

E se pensate che non sia così pensate a una palla da calcio bucata, al sole al tramonto o coperto dalla foschia, all’erba che cresce sul tetto o sugli alberi, a certi racconti che partono dalla fine (flashback).

L’artista sa rovesciare, piegare, distorcere e colorare a piacimento l’universo. E, che strano, quando lo fa le cose appaiono ancora più naturali. Il “creativo” ha in realtà una capacità superiore di osservare la realtà per quello che è.

Per un imprenditore le persone non devono per forza guidare le stesse automobili, non devono per forza vestirsi allo stesso modo, non si deve per forza costruire in quella maniera o usare quei materiali.

Per qualche pazzo un oggetto più pesante dell’aria avrebbe potuto volare, per altri altrettanto pazzi, si poteva comunicare istantaneamente con l’altra parte del mondo.

Robe da manicomio. No, robe da creativi.

Conclusioni

Penso avrai capito che la creatività non è qualcosa di sconnesso dalla realtà, poco concreta, frutto di frivola immaginazione.

Tutte le cose, anche le più familiari, come gli strumenti che ogni giorno usiamo, sono frutto dei sogni più arditi.

Anche le invenzioni più materiali e puzzolenti come… il motore Diesel sono il prodotto di qualcuno con “la testa per aria”.

Stai sicuro che ci sarà stato qualcuno che avrà dato del pazzo a chi guidava le prima auto spaventando a morte i cavalli delle carrozze attorno.

E ancora, stai sicuro, ci sarà qualcuno che proporrà la sua “bandiera rossa”* per tenere a cuccia il creativo.

Ci sarebbero automobili se qualcuno avesse dato peso a questi “critici”, a tali “esperti”, a tali “persone coi piedi per terra e dalle buone intenzioni”?

La realtà, le cose banali e concrete di ogni giorno, sono state un tempo i sogni di qualche visionario bistrattato.

Restiamo creativi e sopravviveremo.

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3 Comments

  1. Artista Giuliano 7 Maggio 2012 at 21:29 - Reply

    Mi hai praticamente attirato con il video sul Creativo, come fosse una calamita che ti rigenera, ti dà forza nonostante le difficoltà che si incontrano. Molto interessante, istruttivo e sopratutto Ottimistico. Grazie Carlo per la Ventata di Vitalità

  2. Giorgio 12 Dicembre 2011 at 9:11 - Reply

    concordo, qui permetti di vedere un futuro migliore, pensato ideato da persone creative, che per fortuna escono da schemi precostituiti, grazie Carlo per questa ventata di positività, di questi tempi c’è ne molto di bisogno….

    • Carlo Gislon - administrator 12 Dicembre 2011 at 14:48 - Reply

      Grazie

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