Armonia complementare e teoria (istantanea) del colore
La definizione di colore complementare è di per sé semplice: Il colore complementare è il colore opposto sulla ruota dei colori. Ma come si usano i colori complementari? Qual è il “carattere” dell’armonia complementare? Cominciamo…
Colori complementari e Teoria del colore
Da Newton ai colori RGB
Non si può comprendere il significato di colore complementare senza un ripasso della Teoria del Colore.
Qualche secolo fa uno scienziato di nome Newton scoprì, facendo passare la luce attraverso un solido di vetro, che essa si scomponeva in fasci di diversi colori.
Da questa osservazione formulò la teoria secondo cui la luce bianca del sole potesse scomporsi in colori fondamentali.
La teoria funzionò. Ancora oggi, monitor, Tv e proiettori usano queste basi teoriche. Tali dispositivi, proiettano e combinano fasci o elementi luminosi dei tre colori primari Red, Green e Blu – Rosso, Verde e Blu – RGB per comporre ciò che vediamo.
La teoria ha permesso una semplificazione incredibile dei processi di “produzione del colore” ma va detto che l’applicazione della “teoria newtoniana” non vince sui colori naturali e sui colori che l’occhio umano è capace di percepire che sono, in realtà, molti di più.
In verità non esistono tre o più colori base in grado di riprodurre, veramente, tutto lo spettro visibile ma la teoria resta vera e, soprattutto, molto funzionale.
Dai colori della luce ai colori della materia
I colori che vediamo sulla carta o su altri materiali, non sono però colori diretti della luce ma l’espressione dei colori riflessi in base alle caratteristiche dello specifico materiale riflettente.
Così un bel tessuto potrà riflettere il blu, un altro una tonalità di rosso, un altro il verde ecc., a seconda del pigmento con cui è stato trattato.
Potremmo dire che un oggetto “non ha un colore in sé” poiché non è sorgente di luce ma ha il colore dello spettro luminoso visibile che la sua struttura molecolare è capace di “respingere”.
Riprova ne è che alla sera, e a ancor meno di notte, i colori degli oggetti sono sempre più indistinti fino a scomparire.
Per questi colori, a volte chiamati “colori materia” in contrapposizione ai colori della luce, sono stati individuati tre primari: giallo, rosso e blu.
Nella stampa tipografica si usa un particolare tipo di rosso, il magenta e un particolare tipo di blu, il Ciano.
Cosa sono i “colori primari”? In pratica sono i 3 colori che consentono di ottenere lo spettro più ampio possibile dei colori visibili.
Ribadiamo che essi non consentono di ottenere tutti i colori visibili all’occhio umano ma il maggior numero, restituendoci comunque una sensazione complessiva del tutto naturale.
Per avvicinarsi allo spettro completo, sono state sviluppate tecniche più sofisticate di riproduzione che sostanzialmente usano altri colori principali in aggiunta.
Mescolando tra loro i colori primari otteniamo le combinazioni riassunte nella Ruota dei Colori che vediamo qui rappresentata.
Poiché le caratteristiche fisico-chimiche dei colori primari non consentono di ottenere il nero “puro”, nella tecnologia di stampa si è aggiunto un quarto inchiostro, il nero appunto (k). Da qui la stampa cmyk, Ciano, Magenta, Giallo (yellow) e Nero (K per non generare confusione utilizzando la lettera B di Black(.
Colori complementari e armonia complementare
Ed eccoci al significato di colore complementare ma meglio sarebbe parlare di armonia complementare perché tale concetto ha senso solo come insieme di due colori.
Definizione di armonia complementare: una coppia qualsiasi di colori agli estremi opposti della Ruote dei Colori. Potremmo considerarle “le coppie di colori più diversi” o la coppia che genera il maggior contrasto cromatico.
Se i colori complementari della luce mescolandosi formano la luce bianca, quelli della materia formano un nero “teorico”, in pratica un grigio-marrone scuro.
Ed è così per ogni coppia di colori complementari: la loro mescolanza è il “nero” o i bianco, per la luce.
Possiamo intuire che l’utilizzarli su una qualsiasi composizione grafica crei quindi una sensazione di elevato contrasto ma allo stesso tempo di equilibrio (perlomeno cromatico) quando usati in proporzioni simili.
Potremmo immaginarli come due persone di ugual peso ai lati opposti di un’altalena o due… pugili altrettanto bravi.
L’armonia complementare-divergente
Un’armonia simile, l‘armonia complementare divergente, risulta un po’ più dinamica perché mette a confronto tre colori invece di due.
Come l’armonia complementare, essa propone un insieme di colori in equilibrio: se mescolati tra loro otterremo un nero perché la loro somma, comunque, si neutralizza.
Otteniamo un nero (sempre teorico…) anche quando mescoliamo in parti uguali i tre colori primari. Per questo, tentativi a casaccio di mescolare i colori tra loro, danno spesso come risultato dei colori spenti, tendenti al grigio.
Il neofita pensa che mescolando tanti colori “vivaci” tra loro otterrà un colore ancor più vivace ma accade esattamente l’opposto. Interessante, no?
Il carattere dei colori complementari
Una composizione fatta di parti uguali di colori complementari è molto stridente ma allo stesso tempo piuttosto statica. Appariscente e immobile.
Una composizione dove vi sia una netta prevalenza di uno dei due complementari appare invece dinamica, contenente un implicito senso di movimento o di evoluzione.
Questo perché all’armonia tra i colori, aggiungiamo anche un contrasto di quantità. Come sappiamo, è il contrasto a muovere le cose, a comunicare.
Particolari di colore complementare spiccano nettamente, sembrano pronti a muoversi nello spazio della pagina e indirizzano verso un punto preciso.
Usati in questo modo, i colori complementari si esaltano anziché equilibrarsi.
Colori complementari, quali e quanti…
È facile intuire quindi l’importanza dell’accostamento dei colori nella comunicazione del messaggio. Un po’ più difficile è intuire che non è importante solamente quali colori accostare. È altrettanto importante quanto di quei colori utilizzare.
Nel caso dell’armonia complementare, man mano che ci si avvicina a uguali proporzioni dei colori la composizione risulta sempre più stridente e statica.
Due colori complementari sono come due forze opposte che possono “cozzare” così violentemente da rendere la scena quasi violenta.
Usando invece uno dei colori complementari in piccola quantità, la composizione risulta più piacevole e dinamica, più inaspettata e curiosa.
Il colore complementare arriva a “disturbare la quiete”, a rompere la monotonia, a creare una differenza di potenziale che fa fluire energia e comunicazione.
Colori complementari: come ottenere “profondità”
I colori degli oggetti in natura e nell’universo fisico in generale possiedono infinite tonalità e sfumature e questo rende più difficile gestirne i colori.
Tuttavia approssimando il soggetto al suo colore dominante, potremmo ugualmente applicare il trucco dei colori complementari per far risaltare un elemento della composizione.
Se dovessimo fotografare una persona su uno sfondo prevalentemente verde, come per esempio un paesaggio di campagna, il nostro soggetto risalterebbe se indossasse un vestito tendente al rosso o al magenta (il colore complementare al verde). Sull’azzurro di un lago di montagna, lo scafo rosso di una barca spiccherebbe di certo.
Ma il modo di usare l’armonia complementare potrebbe persino diventare più raffinato. Se dovessimo, per esempio, far risaltare un oggetto su un fondo azzurro come quello di un cielo, potremmo aumentare la componente di colore complementare nello sfondo o, a scelta, nel soggetto.
Un grafico, un pittore o chiunque padroneggi in modo competente il colore sa spesso in anticipo quale effetto otterrà aggiungendo o diminuendo certe tonalità.
Questo è ovviamente vitale quando si cerca di comporre un determinato colore ma lo è anche per dare profondità alle immagini, per mettere in risalto elementi rispetto ad altri, per dare un tono emotivo diverso.
Conclusioni
Bene, abbiamo visto il comportamento dei colori complementari e dell’armonia complementare in un “trattato” preciso e sintetico. Presto, esamineremo altri tipi di armonie e impareremo a sfruttare altre caratteristiche del colore.
Col colore si può comunicare e in quanto linguaggio ha una sua grammatica: la Teoria del Colore.
Un insieme di colori in equilibrio forma un’armonia. Le armonie tendono al grigio se consideriamo i colori rappresentati mescolati assieme nelle giuste proporzioni.
Per esteso sono dette armonie anche insiemi di colori “disarmonici”: che non formano cioè un equilibrio (mescolati non danno il grigio), ad esempio i colori analoghi. Queste sono le armonie più dinamiche che verranno trattate in un altro articolo futuro.
Teoria del colore, una guida pratica
Per te una guida pdf, appunti parte di un mio corso di graphic design, dove trovi approfondimenti sulla teoria del colore e sul suo utilizzo. Teoria del Colore.
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Armonia complementare e teoria (istantanea) del colore
La definizione di colore complementare è di per sé semplice: Il colore complementare è il colore opposto sulla ruota dei colori. Ma come si usano i colori complementari? Qual è il “carattere” dell’armonia complementare? Cominciamo…
Colori complementari e Teoria del colore
Da Newton ai colori RGB
Non si può comprendere il significato di colore complementare senza un ripasso della Teoria del Colore.
Qualche secolo fa uno scienziato di nome Newton scoprì, facendo passare la luce attraverso un solido di vetro, che essa si scomponeva in fasci di diversi colori.
Da questa osservazione formulò la teoria secondo cui la luce bianca del sole potesse scomporsi in colori fondamentali.
La teoria funzionò. Ancora oggi, monitor, Tv e proiettori usano queste basi teoriche. Tali dispositivi, proiettano e combinano fasci o elementi luminosi dei tre colori primari Red, Green e Blu – Rosso, Verde e Blu – RGB per comporre ciò che vediamo.
La teoria ha permesso una semplificazione incredibile dei processi di “produzione del colore” ma va detto che l’applicazione della “teoria newtoniana” non vince sui colori naturali e sui colori che l’occhio umano è capace di percepire che sono, in realtà, molti di più.
In verità non esistono tre o più colori base in grado di riprodurre, veramente, tutto lo spettro visibile ma la teoria resta vera e, soprattutto, molto funzionale.
Dai colori della luce ai colori della materia
I colori che vediamo sulla carta o su altri materiali, non sono però colori diretti della luce ma l’espressione dei colori riflessi in base alle caratteristiche dello specifico materiale riflettente.
Così un bel tessuto potrà riflettere il blu, un altro una tonalità di rosso, un altro il verde ecc., a seconda del pigmento con cui è stato trattato.
Potremmo dire che un oggetto “non ha un colore in sé” poiché non è sorgente di luce ma ha il colore dello spettro luminoso visibile che la sua struttura molecolare è capace di “respingere”.
Riprova ne è che alla sera, e a ancor meno di notte, i colori degli oggetti sono sempre più indistinti fino a scomparire.
Per questi colori, a volte chiamati “colori materia” in contrapposizione ai colori della luce, sono stati individuati tre primari: giallo, rosso e blu.
Nella stampa tipografica si usa un particolare tipo di rosso, il magenta e un particolare tipo di blu, il Ciano.
Cosa sono i “colori primari”? In pratica sono i 3 colori che consentono di ottenere lo spettro più ampio possibile dei colori visibili.
Ribadiamo che essi non consentono di ottenere tutti i colori visibili all’occhio umano ma il maggior numero, restituendoci comunque una sensazione complessiva del tutto naturale.
Per avvicinarsi allo spettro completo, sono state sviluppate tecniche più sofisticate di riproduzione che sostanzialmente usano altri colori principali in aggiunta.
Mescolando tra loro i colori primari otteniamo le combinazioni riassunte nella Ruota dei Colori che vediamo qui rappresentata.
Poiché le caratteristiche fisico-chimiche dei colori primari non consentono di ottenere il nero “puro”, nella tecnologia di stampa si è aggiunto un quarto inchiostro, il nero appunto (k). Da qui la stampa cmyk, Ciano, Magenta, Giallo (yellow) e Nero (K per non generare confusione utilizzando la lettera B di Black(.
Colori complementari e armonia complementare
Ed eccoci al significato di colore complementare ma meglio sarebbe parlare di armonia complementare perché tale concetto ha senso solo come insieme di due colori.
Definizione di armonia complementare: una coppia qualsiasi di colori agli estremi opposti della Ruote dei Colori. Potremmo considerarle “le coppie di colori più diversi” o la coppia che genera il maggior contrasto cromatico.
Se i colori complementari della luce mescolandosi formano la luce bianca, quelli della materia formano un nero “teorico”, in pratica un grigio-marrone scuro.
Ed è così per ogni coppia di colori complementari: la loro mescolanza è il “nero” o i bianco, per la luce.
Possiamo intuire che l’utilizzarli su una qualsiasi composizione grafica crei quindi una sensazione di elevato contrasto ma allo stesso tempo di equilibrio (perlomeno cromatico) quando usati in proporzioni simili.
Potremmo immaginarli come due persone di ugual peso ai lati opposti di un’altalena o due… pugili altrettanto bravi.
L’armonia complementare-divergente
Un’armonia simile, l‘armonia complementare divergente, risulta un po’ più dinamica perché mette a confronto tre colori invece di due.
Come l’armonia complementare, essa propone un insieme di colori in equilibrio: se mescolati tra loro otterremo un nero perché la loro somma, comunque, si neutralizza.
Otteniamo un nero (sempre teorico…) anche quando mescoliamo in parti uguali i tre colori primari. Per questo, tentativi a casaccio di mescolare i colori tra loro, danno spesso come risultato dei colori spenti, tendenti al grigio.
Il neofita pensa che mescolando tanti colori “vivaci” tra loro otterrà un colore ancor più vivace ma accade esattamente l’opposto. Interessante, no?
Il carattere dei colori complementari
Una composizione fatta di parti uguali di colori complementari è molto stridente ma allo stesso tempo piuttosto statica. Appariscente e immobile.
Una composizione dove vi sia una netta prevalenza di uno dei due complementari appare invece dinamica, contenente un implicito senso di movimento o di evoluzione.
Questo perché all’armonia tra i colori, aggiungiamo anche un contrasto di quantità. Come sappiamo, è il contrasto a muovere le cose, a comunicare.
Particolari di colore complementare spiccano nettamente, sembrano pronti a muoversi nello spazio della pagina e indirizzano verso un punto preciso.
Usati in questo modo, i colori complementari si esaltano anziché equilibrarsi.
Colori complementari, quali e quanti…
È facile intuire quindi l’importanza dell’accostamento dei colori nella comunicazione del messaggio. Un po’ più difficile è intuire che non è importante solamente quali colori accostare. È altrettanto importante quanto di quei colori utilizzare.
Nel caso dell’armonia complementare, man mano che ci si avvicina a uguali proporzioni dei colori la composizione risulta sempre più stridente e statica.
Due colori complementari sono come due forze opposte che possono “cozzare” così violentemente da rendere la scena quasi violenta.
Usando invece uno dei colori complementari in piccola quantità, la composizione risulta più piacevole e dinamica, più inaspettata e curiosa.
Il colore complementare arriva a “disturbare la quiete”, a rompere la monotonia, a creare una differenza di potenziale che fa fluire energia e comunicazione.
Colori complementari: come ottenere “profondità”
I colori degli oggetti in natura e nell’universo fisico in generale possiedono infinite tonalità e sfumature e questo rende più difficile gestirne i colori.
Tuttavia approssimando il soggetto al suo colore dominante, potremmo ugualmente applicare il trucco dei colori complementari per far risaltare un elemento della composizione.
Se dovessimo fotografare una persona su uno sfondo prevalentemente verde, come per esempio un paesaggio di campagna, il nostro soggetto risalterebbe se indossasse un vestito tendente al rosso o al magenta (il colore complementare al verde). Sull’azzurro di un lago di montagna, lo scafo rosso di una barca spiccherebbe di certo.
Ma il modo di usare l’armonia complementare potrebbe persino diventare più raffinato. Se dovessimo, per esempio, far risaltare un oggetto su un fondo azzurro come quello di un cielo, potremmo aumentare la componente di colore complementare nello sfondo o, a scelta, nel soggetto.
Un grafico, un pittore o chiunque padroneggi in modo competente il colore sa spesso in anticipo quale effetto otterrà aggiungendo o diminuendo certe tonalità.
Questo è ovviamente vitale quando si cerca di comporre un determinato colore ma lo è anche per dare profondità alle immagini, per mettere in risalto elementi rispetto ad altri, per dare un tono emotivo diverso.
Conclusioni
Bene, abbiamo visto il comportamento dei colori complementari e dell’armonia complementare in un “trattato” preciso e sintetico. Presto, esamineremo altri tipi di armonie e impareremo a sfruttare altre caratteristiche del colore.
Col colore si può comunicare e in quanto linguaggio ha una sua grammatica: la Teoria del Colore.
Un insieme di colori in equilibrio forma un’armonia. Le armonie tendono al grigio se consideriamo i colori rappresentati mescolati assieme nelle giuste proporzioni.
Per esteso sono dette armonie anche insiemi di colori “disarmonici”: che non formano cioè un equilibrio (mescolati non danno il grigio), ad esempio i colori analoghi. Queste sono le armonie più dinamiche che verranno trattate in un altro articolo futuro.
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